Peter Hyams è uno, c'è da giurarci, che ha votato per Bush. Uno che ci crede, insomma. In tante cose. Nel sistema cinematografico americano, tanto per cominciare. Il che non è di per se stesso una brutta cosa: un film come questo, con tutti i suoi limiti, si vede benissimo che è stato preparato con cura. Che ci si è messi a tavolino per non sbagliare e far fessi gli azionisti: un pizzico di questo, un po' di quest'altro, una bella rimestata nell'aria che tira.
Poi, nei valori che hanno fatto grande la tradizione: polizia e armata, Vietnam e reduci, crimine e sesso - obviously soft -, alta finanza ed inghippi soprannazionali, psicologia famigliare e conflitti generazionali. E, soprattutto, azione: con sfondo di Golden Gate, inseguimenti sgommati e sparatorie a vanvera.
Il problema non è credere in queste cose: ma essere convinti che basti farne la somma per riuscire un film.