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9 SETTIMANE E 1/2
(9 1/2 WEEKS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 marzo 1986
 
di Adrian Lyne, con Kim Basinger e Mickey Rourke (Stati Uniti, 1985)
 
Flashdance era un buon film. Lo stile patinato alla moda, leccatino allo spot di Adrian Lyne conveniva assai bene alla break-dance, mi pare che di ciò si trattasse. Qui la musica si fa da camera. E le nove settimane e qualche giorno di cui al titolo sarebbero quelle di una discesa assoluta nell'inferno (o nel paradiso, questione di punti di vista) della passione seguita dai sensi. Un po' alla giapponese, Eros e Thanatos (qualche tagliuzzamento assieme all'estasi, con un occhio più alla tomba che alla festa) ma naturalmente alla salsa Manhattan. Con tanto di filosofia, nel senso che perché tutto funzioni bene bisogna che la donna si sottometta completamente (compia efferatezze mai viste, e cioè: raccogliere dollari a carponi, accettare le carezze di una prostituta per di più di colore, lasciarsi bendare e sfiorare i capezzoli con cubetti di ghiaccio). Il tutto sarebbe soltanto (o forse godibilmente) ridicolo se soltanto esistesse. Ma un film come 9 settimane e 1/2 non esiste. Con un linguaggio ricalcato dai telespot pubblicitari può esistere soltanto, e per pochi secondi, il tappo di una limonata, il cromo di un retrovisore, il bottone di un jeans. La commedia sentimentale che inizia il film (palloncini colorati e risatine, vecchiette, colombi e grattacieli) non esiste. La poesia dell'incontro con un pittore saggiamente in campagna (ruscelletti flou alla Hamilton, vasetti di marmellata fatta in casa, pipa, rughe e tendine ricamate) non esiste. E ancora meno esiste l'erotismo sfrenato che avrebbe causato (ma chi ci crede?) la proibizione del film negli Stati Uniti e l'esordio, chissà perché, in Italia. Esiste un'unica cosa: la lezione che tutto dipende dal linguaggio. Con le belle maniere, c'insegnavano, si ottiene tutto. Concetto forse errato: ma con un cattivo linguaggio non si ottiene nulla. Non solo: si può mostrare qualsiasi cosa, o lasciarla supporre, con la certezza che essa non significherà nulla. Svanita, evaporata in un mare di bollicine riprese attraverso una coppa, lucine blu da faretto di discoteca, sovraesposizioni con bionda decolorata e taglio degradato. Nullo, istruttivo.

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