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IL FUTURO È DONNA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 novembre 1984
 
di Marco Ferreri, con Ornella Muti, Hanna Schygulla, Niels Arestrup (Italia, 1984)
 
Marco Ferreri
"Una trentina di film di Marco Ferreri ci hanno resi diffidenti. Nelle reazioni, nei giudizi su un tipo di cinema che, prima di ogni altra cosa, aspira a provocare. Un cinema che, come in LA CAGNA, s'ingegnava a impiegare la Deneuve e Mastroianni a controsenso, a condurre il film in situazioni impossibili, a rovesciare la logica delle psicologie; soltanto per il piacere (ed un fine probabilmente meno futile) di disturbare la buona coscienza dello spettatore.

Già il soggetto di Il futuro è donna ci dice che Ferreri non ha sicuramente messo dell'acqua nel suo vino. Una coppia, Anna e Gordon, che pur amandosi ha deciso di non aver figli, in un mondo dall'incerto avvenire ecologico-nucleare caro all'autore. In un night incontrano Malvina, Ornella Muti incinta di sei mesi. L'accolgono a casa loro, formando quel trio che, perlomeno secondo le regole della drammaturgia tradizionale suole chiamarsi ambiguo. Ma il trio, vista la situazione ginecologica della Muti, è piuttosto un quartetto. Ed ecco che le reazioni altrettanto tradizionali (gelosia, cacciata della maliarda, ricupero della stessa) assumono degli echi diversi, per la presenza latente del quarto personaggio. Nascere o non nascere, è da sempre uno dei grandi temi ferreriani (tutti, anche coloro che hanno dimenticato ogni altro aspetto del suo cinema, ricordano Depardieu, che in L'ULTIMA DONNA chiudeva definitivamente il discorso sulla possibilità di procreare con un uso molto pragmatico del coltello elettrico...). E così anche IL FUTURO È DONNA s'incammina chiaramente sui soliti interrogativi: Gordon morirà nel tentativo di proteggere il bimbo nel grembo alla madre dalla calca di un concerto rock. E Malvina concluderà la sua apparizione "donando" il proprio figlio ad Anna. Certo, nessuno guarda a queste faccende con l'occhio disincantato del metro quotidiano. Da tempo sappiamo che che i personaggi di Ferreri sono delle specie di entità astratte, di esempi-simbolo di comportamento. E che il suo cinema va letto tenendosi in equilibrio precario: un occhio all'analisi sociologica, e l'altro alla metafora poetica. Ma, appunto Il futuro è donna ci sembra solo parzialmente riuscito e ripetitivo (come già il precedente STORIA DI PIERA) proprio in questa direzione.

Il dialogo, per esempio, che è ovviamente assurdo se letto in termini realistici; ma francamente irrealizzato se ricercava la poesia dell'assurdo. Così le costanti ferreriane, un tempo stimolanti e spregiudicate, arrischiano di cadere nel malvezzo intellettualistico. Non è certamente inedito vedere espresso il tema della coppia parcheggiata in fine-umanità con la solita spiaggia, il solito mare, ai quali si aggiunge stavolta il solito tempio. E nemmeno le preoccupazioni ecologiche inerenti con la trovata, insistita, dell'albero piantato in mezzo ai palazzoni di cemento. Per non parlare dell'impossibilità di procreare (il solito pene), dell'intervento violento del potere (il solito poliziotto in elmetto), l'alienazione consumistica (supermercato), la sottocultura di massa (concerto rock, discoteca).

Rimane l'arte di Ferreri nella scelta degli ambienti, realizzata qui con un astuto collage cli diversi paesaggi italiani. E l'uso di un adeguato tono fotografico. Rimane, soprattutto, quella che è stata la vera ragione d'essere del film, la possibilità di filmare un'attrice effettivamente incinta. Una Ornella Muti non solo disposta a farsi fotografare in quelle condizioni, ma ad esporsi trionfalmente all'occhio della cinepresa. Con una voluttà che Ferreri ha evidentemente afferrata al volo, volgendo le immagini a riflettere sulla sensualità e sulla maternità, con un'ambiguità che è diventata il leitmotiv del film.

Ma se la Muti femmina e madre sia sufficiente a ergere il film a riflessione sui destini dell'umanità è ancora una delle tante cose che il tempo dovrà decidere."


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