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BOROTALCO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 marzo 1982
 
di Carlo Verdone, con C.V., Eleonora Giorgi, Christian de Sica (Italia, 1981)
 
Come nel precedente BIANCO ROSSO E VERDONE , il comico italiano mette in scena alcune vicende parallele, che fa progredire nel corso del film, fino a fondersi. Qui sono quelle di due aspiranti di un posto al sole. Lui, goffo e imbranato vende enciclopedie a domicilio, facendosi regolarmente fuori. Lei, anche perché veste i jeans di Eleonora Giorgi, segna subito il record delle vendite alla prima settimana di lavoro.Grazie ad un equivoco che non starò a spiegarvi il poveraccio si ritrova nelle vesti e nel superattico di un celebre playboy. Proprio quando arriva lei, per vendere l'enciclopedia E poiché l'abito fa pur qualcosa, il nostro si sente un leone; conquista il suo posto, se non al sole perlomeno accanto alla Giorgi.

Questa commedia degli equivoci l'abbiamo vista mille volte al cinema, e ancor prima a teatro; situazioni come quella del povero Verdone che riesce finalmente a portarsi la sua Giorgi nel superattico ma si vede piombare una sconosciuta (amica del vero padrone di casa) che s'infila subito nuda sotto la doccia, e lui che corre trafelato per aggiustare l'impossibile situazione, fanno pensare a Woody Allen, alle commedie di Marylin o, ancora prima, a quelle con Carole Lombard.

Questo nuovo filone del cinema italiano prende spesso a prestito trame e situazioni tipiche della tradizione della commedia, soprattutto americana. Riaggiustandole per Celentano, Pozzetto e via dicendo. Il che, intendiamoci, non è un dramma. Esistono degli schemi, anche risaputi ma non per questo meno dilettevoli. Al contrario, capaci di risvegliare certi umori negli spettatori di rispolverare miti non definitivamente sepolti.Tutto sta, quindi, nel modo con il quale si rielabora lo schemino. E diciamo pure che in questo BOROTALCO, rispetto al precedente c'è in meno, perlomeno, la volgarità.La vicenda è congegnata con pulizia, le trovate sono ineguali. Certo, non è con questo cinema che si risolvono le crisi, che si fanno o disfano le rivoluzioni o, più semplicemente, che si fa uscire la gente di casa. La morale, alla quale si accennava, è forse la cosa più curiosa del film. Verdone e la Giorgi sono fidanzati ognuno per conto suo. Verdone con la figlia noiosa di un droghiere. E la Giorgi con un altrettanto noioso meccanico. Poi i due, grazie all'equivoco, s'innamorano. Ma non si sposano: ubbidienza ad un certo costume fa sl che la sceneggiatura li fa sposare ai fidanzati primitivi figlia del droghiere e meccanico.Ma l'Italia del 1982 vuole il suo happy-end. E così, nell'ultima scena vediamo Verdone e la Giorgi che si ritrovano, sempre in un appartamento: l'amore essendo, come si sa, il più forte, da questo momento inizieranno tanti anni di corna felici. Sposatevi come comanda società e educazione prima, cornificate poi. La morale del sabato sera non evolve granché.


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