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IL DIRETTORE D'ORCHESTRA
(DYRYGENT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 giugno 1981
 
di Andrzej Wajda, con John Gielgud, Krystyna Janda (Polonia, 1980)
 

Wajda e Fellini sono assai dissimili. Il secondo deforma la realtà, il primo ne subisce costántemente le tentazioni. Così PROVA D'ORCHESTRA e questo DIRETTORE D'ORCHESTRA seguono strade dissimili. Ma hanno qualcosa in comune: per Wajda, come per Fellini, l'orchestra rappresenta la società. E i rapporti che legano i musicisti tra di loro e con il loro direttore, sono i rapporti che concernono i cittadini, ed loro contatti con il Potere. Con ancora una diversità: a Fellini interessa molto di più l'orchestra che non il direttore. A Wajda il contrario: se l'orchestra rappresenta la Polonia, è però come sempre l'uomo, con le sue grandezze, le sue debolezze, le sue difficoltà, ad essere al centro del dipinto. I simboli, come avrete compreso, segnano fortemente questo film del grande regista polacco, girato tra L'UOMO DI MARMO e L'UOMO DI FERRO, vincitore a Cannes. Ma a Wajda, dopo il recente SENZA ANESTESIA interessa sempre di più il mondo presente, lontano da un certo simbolismo, anche delirante e relativo, che lo aveva caratterizzato nel passato. E IL DIRETTORE D'ORCHESTRA nei suoi pregi come nei suoi limiti, trascrive perfettamente questo passaggio della carriera di Wajda.

John Gielgud è il direttore: un polacco divenuto celebre negli Stati Uniti, che ritorna in patria prima di morire. Krystyna Janda è una giovane musicista figlia di una donna che il direttore aveva amato allora, in Polonia. E c'è infine il marito della giovane, anch'egli direttore della piccola orchestra di provincia che accoglie il celebre musicista rimpatriato. Il discorso morale, sociale, politico si articola su questi quattro personaggi. Gielgud rappresenta la conoscenza, la saggezza, la bontà: con pochi cenni (che forse i melomani considereranno un poco semplicistici...) trasmette il suo sapere all'orchestra. Il giovane direttore è agli antipodi: si sbraccia, e cerca di condurre i suoi uomini con energia piuttosto che con intuizione. E legato al potere, alla burocrazia. Subirà alla fine la lezione impartitagli dalla moglie, che rappresenta l'ideale aperto sul futuro, la Polonia nella quale Wajda crede. In un bellissimo primo piano finale che si spegnerà sfuocandosi, il giovane direttore si sentirà dire dalla moglie: "lascia perdere la musica: ci sono altre professioni nelle quali il tuo odio potrà essere più utile". Che il giudizio di Wajda sul suo giovane direttore arrivista sia del tutto negativo non è però sicuro, né chiarissimo. Ma IL DIRETTORE D'ORCHESTRA non è un film estremamente limpido. Se alcuni temi escono intatti (la vecchiaia, l'usura della coppia, l'oppressione della donna, la difficoltà di accedere alla maturità), altri si decifrano con maggior fatica, non esclusi quelli che concernono un John Gielgud dal fisico giustamente scolpito, ma dal portamento tutto permeato da gran signore della Royal Shakespeare Company- e che non sempre mi pare adattarsi alla realtà polacca... Un discorso meno lucido di certe opere dell'ultimo Wajda. Ma, naturalmente, dei grandi momenti: certi incontri tra i due sposi, magnificamente inseriti nel quotidiano. E quella scena, indimenticabile, della morte del Direttore: che, uscito dal teatro va a sedersi fra i giovani che fanno la fila per acquistare i biglietti, si siede sul marciapiede ascoltando i loro discorsi, s'abbassa il cappello sugli occhi per non farsi riconoscere; e s'addormenta.


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