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INTERIORS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 maggio 1979
 
di Woody Allen, con Diane Keaton, Richard Jordan, Geraldine Page, Mary Beth Hurt, Kristin Griffith, Maureen Stapleton (Stati Uniti, 1978)
 
Gli occhietti celebri, nascosti dietro alle lenti, ci fissano dalla copertina di «Time» di quindici giorni fa. «A Comic Genius», dice la didascalia, aggiungendo fieramente «America's Woody Allen». Preso sottogamba fino a qualche anno fa, Woody è ammesso all'olimpo. Il suo ultimo film, MANHATTAN, ha messo tutti d'accordo. E' il culmine di una trilogia, che ha per base il miglior film comico del regista, ANNIE HALL, ed il suo primo film drammatico, nel quale Allen fa il regista ma non l'attore, questo INTERIORS. MANHATTAN, che vedremo a Cannes fra pochi giorni, fonde i due momenti della visione dell'autore, satira e dramma. Qual'è il ruolo di INTERIORS in questo voltafaccia generale della critica? Perlomeno sospetto?

Di Allen si era riconosciuta l'estrema fecondità umoristica. Si era detto che era un creatore inesauribile di trovate comiche (soprattutto verbali); spesso sciupate da una messa in immagini trascurata. Si disse, insomma, che era un grandissimo «gagman,» un attore comico, ma non un regista. Val forse la pena di osservare un po' più attentamente il personaggio che Woody interpreta nei suoi film. E', certamente, il piccolo ebreo, brutto, complessato, maldestro, vittima del nostro sistema. Schiacciato dal mito del successo, del progresso, della tecnologia, del sesso. Ma è anche, e questo si tende a dimenticarlo, il primo attore comico del cinema che non nasconde la propria cultura. Woody è colto, più colto dei personaggi che gli stanno attorno. Vittima di questa sua posizione di intellettuale maldestro, egli tenta disperatamente d'imporla, in modo romantico quanto goffo. Da qui 1'autoironia, la satira, e anche la tenerezza, la solitudine, segreti del fascino della sua arte.

INTERIORS è la rivincita di Woody Allen contro coloro che non hanno saputo riconoscere questo suo aspetto culturale. Quasi che l'autore di PRENDI I SOLDI E SCAPPA avesse voluto compiere una dimostrazione di stile: «Pensate che io non sia capace di girare alla Bergman, bersaglio delle mie frecciate satiriche? Guardate un po'...».

E' nato così INTERIORS, e la critica è andata in visibilio. Perché è più facile nascondersi dietro a un film drammatico che non a un film comico. Al primo si perdona tutto, in nome appunto del dramma. Al secondo si tagliano i panni addosso. Ecco perché, anche se alla gente ridere fa più piacere che piangere, ci sono infinitamente più opere drammatiche che non comiche. Intendiamoci: INTERIORS è un lavoro di grande qualità. Come dice il titolo, è un viaggio all'interno dei personaggi, fatto partendo dall'interno di un ambiente. Mura geometriche, colori di pastelli sfumati, inquadrature fisse, uno stile di regia e di recitazione controllatissimo: è l'interno rassicurante, quotidiano, domestico, anestetizzante, diciamo puro borghese, nel quale viviamo. E nel quale interviene, inattesa, la rottura. Il capofamiglia sessantenne che lascia la madre, donna di gusto e intelligenza quanto di fisime e nevrosi, per un'altra donna. Ben americana questa: piedi su terra al limite della volgarità; ma anche buonsenso e capacità di amare. Lo si vedrà nella scena più bella del film: quando la prima moglie, la madre, sceglierà la morte, scomparendo in mare; la seconda salverà la figliastra, con un bocca a bocca che le eviterà di annegare. Perpetuando così il ruolo della madre, infondendo letteralmente il soffio vitale in colei che, nella vita, la rifiutava.

INTERIORS ha dimostrato, a chi non lo sapeva, che Woody Allen è un grande cineasta. Ma, per grazia, si lasci in pace Bergman: perché di altri silenzi è invaso il mondo dello svedese. Si compia piuttosto uno sforzo per comprendere quanto Allen sia grandissimo e inimitabile: quando, malgrado certe presupposte cadute, scava dentro di noi con le armi preziose della satira e anche della poesia.


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