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IN CERCA DI MR. GOODBAR
(LOOKING FOR MR. GOODBAR)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 27 aprile 1978
 
di Richard Brooks , con Diane Keaton, Tuesday Weld, William Atherton, Richard Gere (PUBBLICATO ALL'ORIGINE SU AZIONE DEL 27 APRILE 1978) (Stati Uniti, 1977)
 
(PUBBLICATO ALL'ORIGINE SU AZIONE DEL 27 APRILE 1978)

Il cinema americano, che da sempre è un macchinone piuttosto lento a mettersi in moto, ha scoperto la donna. Film sulle donne, girati per le donne. Che, da sempre, costituiscono una fetta molto importante dei frequentatori di sale oscure. C'è infatti da dubitare che il fattore mercantile sia estraneo all'operazione, e che il tutto sia semplicemente dovuto ad una annusata tardiva dell'aria che tira. Anche perché questi neo pittori di problemi femminili non sono dei giovanotti, in un'epoca nella quale si tende a guardare ai giovani per decidere se all'indomani bisogna mettersi una gonna piuttosto di un paio di pantaloni. Richard,Brooks, Fred Zinnemann e Herbert Roos sono gli autori dei tre film americani del momento, IN CERCA DI MR. GOODBAR, JULIA e THE TURNING POINT. Il primo ha sessantasei anni, il secondo settantuno. Sono due dei cosiddetti veterani di Hollywood, anche se Brooks si ha sempre tendenza a ricordarlo come l'intellettuale progressista, il ribelle intelligente all'interno di un sistema, come ai tempi del suo capolavoro ELMER GANTRY, IL CIARLATANO.

E' curioso notare come, anche per un regista che ha sempre lavorato strettamente con l'industria — e quindi quasi sempre su comanda —, si ritorni sempre ai vecchi amori. E Brooks ritorna a quello che gli valse appunto il suo momento più alto, la descrizione del puritanesimo, dell'isteria religiosa collettiva. Da Burt Lancaster a Diane Keaton, il cinema di Brooks è sempre legato al grande momento di un attore, all'incontro tra un personaggio, un determinato ambiente, e ad una innegabile sapienza nella direzione d'attori da parte del regista. Diane Keaton è spinta alla ricerca del suo «signor Goodbar» (che, anche se non spiegato esplicitamente, vuol dire probabilmente «buon colpo», in senso sessuale) dalla grettezza spirituale che si ritrova in casa: i suoi, per sua disgrazia, sono proprio i figli di quelle sette puritane, impregnate di isterico misticismo, che Brooks aveva descritto splendidamente in ELMER GANTRY. Ed alla nostra, per realizzarsi come si dice, non rimane che partire di casa. Di giorno, si dedicherà ad una professione fra le più edificanti a disposizione oggi per le signorine,educatrice di bambini sordomuti. Di notte, invece, la signorina non seguirà le regole: se ne andrà, sempre più pericolosamente, alla ricerca di sensazioni sessuali, girando per i locali notturni meno raccomandabili della metropoli americana. Frustrata da un padre bigotto, delusa da un amore spirituale non corrisposto, la protagonista decide di dedicarsi esclusivamente alla cosiddetta soddisfazione dei sensi, visto che dal cuore non le erano venuto altro che fregature. IN CERCA DI MR. GOODBAR, lo si vede, rispetta nel suo assunto una delle rivendicazioni femminili: esattamente al pari dell'uomo, la donna può ridurre il proprio compagno a semplice oggetto di consumo. E' attraverso la propria indipendenza sessuale, indipendenza nei confronti dei propri sentimenti, che la protagonista cerca la propria affermazione.

Fin qui tutto bene: Brooks è uno che conosce il proprio mestiere, e il suo modo di raccontare in immagini, di fotografare, di montare, di sonorizzare non fa una grinza. Alta professionalità. E Dianne Keaton è una formidabile attrice: ci pensa lei a umanizzare un personaggio che la macchina perfetta avrebbe forse schematizzato e distrutto precocemente. Femminista o meno, uno si dice, finalmente questo, cinema americano si sta liberando degli ultimi tabù che da anni lo frenavano. Un cinema che, per mezzo secolo ha sempre riposato su delle regole, su un codice ben preciso; che, come diceva il celebre sceneggiatore Ben Hecht, è riuscito a inculcare nella mente di due generazioni di americani, che una moglie che tradisca il marito (o viceversa), non potrà mai trovare la felicità. Che il sesso è del tutto privo d'interesse se esercitato lontano dagli sguardi di una suocera. Che donne fornicatrici non possono che finire prostitute. E che ogni giovanotto troppo attivo sessualmente nei suoi anni giovanili, finisce col perdere la giovane che lo ama veramente. E che ogni individuo che infranga la legge, umana o divina, è destinato a morire, o a andare in prigione, o a farsi monaco. O a restituire i soldi rubati e finire i propri giorni errando nel deserto. Ancora: che ogni miscredente, presto o tardi, è destinalo a veder apparire un angelo. Mentre ogni anima pura è sicura di sfuggire a un incidente ferroviario e a una raffica di pallottole per ritrovare colui che l'ama. Il più feroce dei despoti è comunque impotente nei confronti di bambini, preti e giovani vergini. Non esistono problemi sociali, politici, domestici, intimi che non possano essere risolti da un onesto pensiero cristiano o da un buon detto americano.

Il Bene ha sempre vinto il Male, in mezzo secolo di cinema americano. Non solo perché lo dice Ben Hecht, ma anche perché c'era un vero e proprio codice scritto che imponeva ai cineasti di seguire determinati schemi narrativi. Ora, per tornare a IN CERCA DI MR. GOODBAR, cosa succede all'eroina del film? Si ritrova quello che doveva aspettarsi: il maniaco di turno, che la fa fuori. Certo, faceva parte degli incerti del mestiere. Ma, in pieno 1978 e svolta femminista del cinema americano, Richard Brooks poteva pur farsi un po' più furbo. Partito sulle ali del coraggio, il film finisce così nel conformismo. E, come sempre, al conformismo morale del racconto corrisponde puntualmente un identico conformismo di linguaggio. Da una lucidità dello sguardo che caratterizzava la prima parte (il film è comunque da vedere), si termina nelle luci colorate della vita di risapute discoteche, negli effetti psichedelici da balera anni Sessanta per dimostrarci 'alienazione della protagonista, la sua discesa negli inferni, dannazione e morte. Insomma, tutto come ai tempi di Ben Hecht: se stava buona a casa, non le succedeva niente...


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