Ma, quello che sorprende, è la maturità espressiva, magari anche compiaciuta, del regista: certo si vede che Gainsbourg ha avuto a disposizione non pochi soldi. Pero' li ha usati intelligentemente: assumendo una squadra tecnica di prim'ordine, e ricreando in paesaggio spoglio, irreale, una sorta di “no man's land” anonima.

Se certi attori di secondo ruolo sono sfuocati Jane Birkin crea per contro un personaggio pieno di sensibilità, e la colonna sonora (i rumori ancor più delle musiche di Gainsbourg) è ricchissima. Estetisticamente, l'autore dice di aver voluto fare dell'iperrealismo: aldilà delle etichette, di certi eccessi e di certi effetti che a molti risulteranno sgradevoli, è certo che da JE T'AIME, MOI NON PLUS nasce una ricerca di amore, di comprensione forse più violenta che disperata, ma comunque sincera. Gainsbourg e il cinema, alla prossima.