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di Christine Lipinska, con Jacques Spiesser, Michel Robin, Francis Hussert, Isabelle Huppert
(Francia, 1976)
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In un solo anno il cinema francese ha dedicato ben due pellicole (l'altra è di René Allio) ad un noto fatto di cronaca nera del secolo scorso: un giovane contadino intelligente ed ambizioso uccide la madre, la sorella ed il fratello colpevoli (come risulta da un minuzioso diario scritto in prigione, e che fa da filo conduttore) di odiare il padre. La Lipinska , per essere alla sua prima opera, è una fin troppo abile manipolatrice di immagini. Se i costumi, la scelta degli ambienti o il taglio delle inquadrature è più che dignitoso, è certamente il rigore stilistico che manca al film. Presente, passato immediato o remoto, memorie di infanzia si alternano in continuità: e con esse realismo delle scene che seguono il delitto, divagazioni fantastiche ed allegoriche di certe motivazioni infantili, iperealismo esagitato nelle sequenze che si vogliono di proiezione di fantasmi interiori, cronaca asciutta del processo. Il tutto, come si vede, è molto, e piuttosto confuso. E così, di conseguenza, risultano anche le ragioni del protagonista e, cosa ancor più importante, quelle del film.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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