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LO SQUALO
JAWS
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 febbraio 1976
 
di Steven Spielberg, con Robert Shaw, Roy Scheider, Richard Dreyfuss, Lorraine Gary (Stati Uniti, 1975)
 

Queste tre stelle sembrano non convincere tutti. Perché Lo squalo è anche un film commerciale, che risponde a determinate regole. Ma il merito di Spielberg è stato quello di aver messo al servizio dell’enorme macchina commerciale il proprio talento, fra i maggiori del nuovo cinema americano.

Spielberg è un maestro (si ricordi Duel e anche Sugarland Express) nel suscitare i fantasmi che ci portiamo dentro di noi, in questa nostra epoca. Il pescecane diLo Squalo è come lo autocarro misterioso di Duel: rappresenta il mistero, l'insolito, l'angoscia in un mondo che mistero e angoscia avrebbe voluto cancellare. Spielberg traduce la banale paura che avrebbe dovuto suscitare nel pubblico al quale s'indirizzava il film in qualcosa di meno volgare. Anzi, di assai sottile, l'inquietudine. Il suo merito è tutto qui: aver saputo trasformare un banale oggetto di consumo destinato ad un pubblico vastissimo in uno strumento di disturbo psicologico, se non di meditazione. Senza perdere, attraverso questa trasformazione, un solo spettatore. Scusatemi, se è poco.

Il film è diviso in due parti ben distinte. Nella prima il regista ci allontana dall'acqua, utilizzata con grande maestria, per restituircela come quell'elemento primordiale, fonte di mistero ma anche di repulsione. Superficie calma, sulla quale l'occhio può scorrere fino all'infinito, ma "dentro" la quale non riesce a penetrare, neppure d'un centimetro. Nascosto sotto questa superficie, lo squalo assume la dimensione di una minaccia metafisica, di un malessere ancestrale che nessuna conoscenza riesce a dominare. L'avventura, la rivincita dell'uomo, o forse l'illusione della rivincita, occupa la seconda parte del film. Qui il regista è riuscito ad affondare letteralmente lo spettatore in quell'elemento infido e temuto dal quale lo aveva allontanato all'inizio. E noi viviamo, sullo spazio esiguo del peschereccio, l'incontro con gli elementi naturali, con gli echi che non possono non ricordare le pagine di Hemingway o di Melville. Trasmettere tutto questo agli spettatori del film che ha incassato più di ogni altro nella storia del cinema vale altro che tre stelle.


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