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HISTOIRE D'O Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 novembre 1976
 
di Just Jaeckin, con Corinne Cléry, Udo Kier, Anthony Steel, Jean Gaven, Christiane Minazzoli, Martine Kelly, Alain Noury (Francia, 1975)
HISTOIRE D'O, cosi come il precedente EMMANUELLE sono due film mediocri e noiosi per una ragione molto semplice: che il loro regista Just Jaeckin non è un regista di cinema. Jaeckin, si può concederglielo , è un buon fotografo alla moda, e conosce l'arte della provocazione erotica. Ma tutto finisce qui. E' sufficiente perché per un quarto d'ora possiate godere delle squisite sembianze di Corinne Clèry, fotografata con l'ottica sfumata cara al fotografo Hamilton. Ma è del tutto insufficiente perché, dopo la prima metà del film, non ve ne importi più assolutamente niente, e non abbiate che la voglia di andarvene.

La prima parte del film è fotografata da Jaeckin nello stile lussuoso e patinato di “Playboy”, “Vogue” e compagnia: non è cinema, perché non c'è un discorso registico, ma c'è perlomeno una fascinazione fotografica. E questo permette allo spettatore di accettare quel tentativo del regista di fare dell'erotismo intelligente, fondato sul gioco del pudore e delle frustrazioni di chi guarda, sul sado-masochismo e sul desiderio di possesso, sul rifiuto dell'ideologia corrente.

Ma basta che il regista debba uscire allo scoperto, debba far evolvere la propria storia in un ambiente, debba condurla ad un termine, ed ecco che tutto crolla in un modo lamentevole. Gli attori non sanno che pesci pigliare, i dialoghi sono di una futilità demenziale, un personaggio come quello dell'anziano seduttore (Anthony Steel) è di un ridicolo che trova soltanto l' equivalente nel ruolo che interpretava Alain Cuny in EMMANUELLE. Ed in questo crollo totale di fattura, balzano all'occhio evidenti l'inutilità dell'opera, la sua presunzione, il suo antifemminismo, il suo carattere reazionario e borghese nel significato peggiore del termine.

Tratto da un romanzo di Pauline Réage che passa per un esempio di buon erotismo. Il film avrebbe potuto esserne l'equivalente. Ma come sempre, è una questione di linguaggio, di scrittura.


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