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DUE CONTRO LA CITTA'
(DEUX HOMMES DANS LA VILLE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 marzo 1974
 
di José Giovanni, con Jean Gabin, Alain Delon, Mimsy Farmer, Michel Bouquet, Ilaria Occhini, Guido Alberti, Gérard Depardieu (Francia, 1973)
Sconsolante. Con un cast che un film europeo se lo sogna. Di una abissale, inimmaginabile approssimazione per non chiamarla con il suo nome, scemenza. Alain Delon esce di prigione dopo una decina di anni. Buona condotta, destino avverso eccetera. E' Jean Gabin, che fa da rieducatore nella prigione (sembra Bing Crosby travestito da babbo natale) e che garantisce per lui. La moglie (di Delon) lo aspetta da sempre, e ogni giorno gli suona con un grammofono il loro disco preferito sotto le finestre della prigione. Porta che si apre, ebbrezza della libertà ritrovata. Abbracci della moglie, ma ecco che arriva la macchina con i compagni cattivi che già cercano di ricondurre al crimine Delon. Gabin veglia, e la buona Penolope con lui. Ma in un incidente di macchina, causato da due pirati della strada (Delon non c'entra naturalmente, ritornava da una scampagnata ripresa al teleobiettivo, con riprese sfuocate al rallentatore per sottolinearne la poesia) Penolope muore. E Delon s'incupisce, certo che di fortuna ne ha poca. Ma Gabin - Bing Crosby veglia sempre, lo porta a Montpellier e gli fa fare il tipografo. Arriva il poliziotto cattivo (M. Bosquet) che lo odia e sospetta ingiustamente, da sempre cerca di fregarlo, e con lui l'insipida Mimsy Farmer che è la sua nuova angelica donna, Delon alla fine ne ha veramente piene le scatole, prende Bosquet per il collo e lo fa fuori. Ri-prigione, desolazione generale, processo con Procuratore cattivo, Presidente beota e Giurati che dormono, condanna, grazia respinta, prete respinto, forbice che taglia il collo della camicia bianca, cognac, sigaretta, legacci, ghigliottina.

Tutto questo, che visto sullo schermo è ancor peggio, raffazzonato, atroce fumettone lo ha prodotto Delon: che è un abile organizzatore di match di boxe e vince anche con le gare all'ippica. Diretto in modo risibile dal regista, la sua interpretazione è semplicemente pietosa, e così il personaggio di Gabin, e così le donne, e così tutti quanti.


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