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IL MONACO
(LE MOINE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 febbraio 1973
 
di Ado Kyrou, con Franco Nero, Nathalie Delon, Nicol Williamson, Nadia Tjller (Francia - Italia, 1973)
Luis Bunuel ci ha ben messo lo zampino, a livello di sceneggiatura, in questa storia di diavoli, di monaci, di streghe. In quella alternanza di fede di bestemmia, così cara al grande regista spagnolo.

Ado Kyrou, che è greco ed ha alle spalle una lunga carriera di critico cinematografico svolta in gran parte alla rivista "Positif" è stato un grande ammiratore, ed autore di saggi, su Bunuel . E Bunuel ha infuso al film dell'amico, attraverso una collaborazione che non penso sia stata capillare, un poco della sua inimitabile personalità. E' la cosa più interessante del film, quasi commovente. Un film che è, lo diremo dopo, guastato da una regia insicura, ma dal quale traspaiano sprazzi di indomabile ribellione, di corrosiva anarchia, di un eternamente giovane e fertile anticonformismo che da tanti anni costituiscono il fascino di una poetica splendidamente originale.

Tutto questo si svolge nelle idee nel film, nella parte scritta che s'indovina dietro le immagini. Non solo una lotta fra un desiderio di assoluto e di verità e la tentazione del presente e dell'oscuro: ma le contraddizioni, vuoi la presenza del male, nelle strade che conducono per questo tormento esistenziale. Purtroppo le immagini di Kyrou, e sono ahimè quelle che contano, sono ben lontane dalla fredda intelligenza di quelle del maestro spagnolo, dal suo uso lucido ed dal tempo stesso brillante del linguaggio simbolico. E certe reminiscenze surrealiste, le colombe o i caproni, goffi tentativi di far rivivere un'estetica ed un momento artistico ormai inattuale.

Si pensa anche, naturalmente, a I DIAVOLI di Ken Russell. Ma quale differenza fra questi e quei demoni, fra la violenza atroce dell'inglese e la fatica creativa di Kyrou, al limite del compiacimento commerciale e della fumisteria intellettuale (si pensi alle tentazioni della Nathalie Delon, o alle stregonerie del castello, goffe fino all'infantilismo). Nel film di Russell la lotta del protagonista diventa la proiezione storica di ogni tentativo dell'uomo per combattere l'oscurantismo, la violenza e l'ingiustizia. In quello di Kyrou siamo all'aneddoto, con qualche strizzata d'occhio alla scabrosità delle situazioni. Rimane il profumo dell'eco buneliana; ma di profumo non si campa.


   Il film in Internet (Google)

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