Ancora meno dubbi ci sono sul fatto che questo racconto, che pare autentico, di un attentato fallito a De Gaulle, best-seller di grande rinomanza, ritratto presunto di una Francia ben precisa, sia assolutamente nullo. Nemmeno sul piano del mestiere Zinnemann si salva: gli attori sono mal diretti, non uno squarcio illuminato da un briciolo di ispirazione, psicologie approssimative, situazioni a tratti risibili.

Pare che il romanzo fosse ben fatto: la costruzione del film è un pianto. Si pensi all'insulso vagabondaggio automobilistico del protagonista per le strade francesi, con la polizia alle calcagna, alla notte nel castello con l'inverosimile uccisione della povera Dephine Seyrig (vien proprio da dire che non aveva fatto nulla di male), con l'investigatore baffuto che cerca l'assassino scrutando uno per uno le migliaia di passanti dei Champs -EIYsees in attesa di non si sa quale ispirata divinazione. In compenso usciamo perfettamente istruiti dal fatto che la Francia e la nostra onorata società possiedono un perfetto equipaggiamento di carri armati e corollari vari, nonché di una efficientissima organizzazione politico-poliziesca che protegge i migliori di noi. Dormiamo tranquilli.