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CONOSCENZA CARNALE
(CARNAL KNOWELEDGE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 aprile 1972
 
di Mike Nichols, con Jack Nicholson, Candice Bergen, Ann Margret, Arthur Garfunkel (Stati Uniti, 1971)
 
La locandina del film
I film di Mike Nichols (THE BACHELOR, COMMA 22) appaiono sempre di più come dei progetti ambiziosi, in parte rispettabilissimi proprio per questa loro ambizione e anche per una indubbia perizia allo spettacolo dell'autore; in parte spropositati proprio per questa loro pretesa di analisi della condizione umana contemporanea.

In parole povere, sono pieni di cose encomiabili e di risvolti irritanti. In questo suo ultimo CONOSCENZA CARNALE, che tratta evidentemente del Sesso e dell'Americano, con eventuali rinvii a significati secondi di carattere esistenziale, molto è senza dubbio dovuto alla presenza corrosiva di uno sceneggiatore come Jules Feiffer. Ed infatti gran parte dell'impatto del film è dovuto al dialogo, alla sua più o meno efficace spregiudicatezza. In parte minore alle situazioni, che sono al limite della logica, tanto che nella seconda parte della pellicola un certo qual clima soporifico si diffonde per la sala, a dispetto dell'argomento in teoria eccitante.

Fra gli aspetti migliori mettiamo (oltre alla recitazione che è di gran classe) il senso della costruzione temporale, che è fra le cose più delicate del film: quel passaggio da un'epoca all'altra, senza ricorrere al solito artificio dei baffi bianchi e delle borse sotto gli occhi, sottolineato dagli echi delle canzoni dell'epoca, da poche squarci di ambiente bene inseriti, con la figura bianca ed evanescente della pattinatrice a fare da cardine ricorrente, una bella intuizione simbolica. Ed una sequenza come quella finale, l'esorcismo sessuale di Rita Moreno, inginocchiata ai piedi dell'eroe e dei suoi ex-attributi, testimonia dell'abilità di Nichols. Perché è un esempio perfetto di come si possa sintetizzare, in un istante, il significato di un'intera opera, quel tentativo di spiegare le nevrosi ed il dramma esistenziale di un'epoca, di una generazione, attraverso i segni di una insofferenza fisica e psicologica, quella sessuale naturalmente. Facoltà di sintesi, che rimane uno degli aspetti più esaltanti del linguaggio cinematografico.

Ma tutte queste belle cose non riescono a cancellare i limiti del cinema di Nichols, la sua prolissità, il suo velleitarismo. La grandiloquenza del suo intellettualismo, dei suoi movimenti inutili e continui alla macchina da presa che denunciano anche essi, da un punto di vista formale, quella stessa ambizione spropositata, quel suo desiderio di accontentare tutti, lo spettacolo e l'arte, l'impegno e la grana...


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