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di Robert Altman, con Donald Sutherland, Elliott Gould, Robert Duvall, Tom Skerritt, Sally Kellerman
(Stati Uniti, 1970)
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E' con un certo disagio che si ripensa a M.A.S.H., il film premiato a Cannes l'anno scorso. In questo senso: il quinto lungometraggio firmato da Robert Altman vuole essere una demistificazione della guerra, meglio del film di guerra: così come ci è stato mostrato per anni, soprattutto dagli americani. Denuncia quindi, di un certo tono elegiaco, imbevuto di sussiegoso eroismo, di situazioni e personaggi gonfiati ad uso e consumo utilitaristico per non dire propagandistico. Visto in questo senso è un'opera originale, provvista di una sua logica crudele, una ricerca dell'assurdo, del capovolgimento dei valori, qualcosa di inedito e di sorprendente. E' certo che, dopo M.A.S.H., difficilmente guarderemo ai film di guerra tradizionali senza sobbalzare a molti lati ridicoli (ammesso di non averlo già fatto). Divertente, recitato benissimo. Però, ripensandoci: M.A.S.H. può anche voler dire che la guerra non è poi in fondo tutta brutta, ha pure i suoi lati positivi, la camerateria, l'allegro e virile piacere del sentirsi giovani, di uscire dalla monotonia schematizzata della vita quotidiana, con i suoi rapporti così schietti e più veri, conoscete il seguito. Quei mattacchioni di soldati, in definitiva, sono efficienti, no? Sotto la loro spensieratezza salvano vite umane, finanche quelle dei bambini coreani. E, quando tutto finisce, è dura tornarsene a casa, abbandonare quel fronte tanto crudele, ma pure così giusto e fraterno. Tornarsene al grigiore di sempre, lasciare la "bella guerra". Ma che, scherziamo? M.A.S.H. è di certo un film divertente; ma che non sia un po' tanto reazionario è difficile andare a raccontarlo.
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Film dello stesso regista |
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capolavoro
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