Il caso di Franca Viola, la giovane siciliana che denunciò il proprio violentatore in contrasto con le ataviche abitudini delle isolane.
All'attivo del film, oltre l'interesse per il caso umano dell'episodio, un certo desiderio del regista di uscire dalle figure tradizionali dell'iconografia siciliana, così come proposte e riproposte dal cinema del passato. Scelta dei personaggi in costumi e modi di vita attuali, desiderio di tradurre le psicologie tradizionali in equivalenti stati d'animo contemporanei. Ben aiutato dai suoi due giovani interpreti esordienti, Damiani attinge quindi ad una ragione d'essere, una dignità inedita destinata alle nuove generazioni siciliane.
Tutte queste lodevoli intenzioni svaniscono in parte, man mano che il film si svolge; vuoi per certe debolezze della sceneggiatura, che si perde per strada, dimentica il rigore dell'assunto, divaga nel particolarismo. Vuoi per una certa commerciabilità del tutto; che, come in tutta l'opera di Damiani, regista peraltro di impegno più che dignitoso, finisce per determinare quasi tutte le scelte, siano esse ideologiche che estetiche.