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INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 dicembre 1970
 
di Elio Petri, con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Gianni Santuccio, Orazio Orlando, Salvo Randone (Italia, 1970)
 
Elio Petri, che è nato a Roma nel '29, aveva esordito con film di ottimo mestiere o di carattere poliziesco, come L'ASSASSINO; o come l'ottimo e abbastanza ignorato I GIORNI CONTATI, che si potrebbe definire una continuazione post-neorealista di UMBERTO D.. Uno stile sicuro e spettacolare, influenzato dagli americani più che dalla "nouvelle vague" francese, una ricerca intelligente di qualità di esecuzione, abbastanza rara nel cinema italiano degli anni 60, non molto dissimile in questo dai tentativi di cinema-spettacolo di qualità che Chabrol sta facendo in Francia da diversi anni.

Nel suo UN TRANQUILLO POSTO IN CAMPAGNA riproposto recentemente anche sui nostri schermi, in una vicenda nella quale Franco Nero, pittore di successo, contestava la società e piantava tutto per ritirarsi in campagna inseguito da Vanessa Redgrave, compariva l'aspetto meno limpido della personalità cinematografica di Petri. E cioè una certa qual esasperazione formale, pur sempre nell'ambito di una intelligente ricerca di significati, che apparentava i suoi lavori, nei momenti più allentati, a dei semplici esercizi di stile.

E' chiaro che in INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Petri, ritrovando temi già sfiorati nel suo primo film, si esprime al meglio della propria ispirazione. Si ritrova infatti un soggetto estremamente sentito, con agganci politici sociali più che validi al momento attuale (e non solo in Italia). E' servito (e serve) da Gian Maria Volonté in modo fuori dal comune: tanto che uno dei cardini sui quali si giustifica artisticamente tutta l'opera è certamente la perfetta fusione esistente fra il regista e l'interprete, la magnifica rispondenza di Volonté agli intenti di Petri.

Ed infine il suo stile: un poco barocco, portato all'uso delle focale lunghe e dai colori tenui. Che trova un bel rigore negli assunti polemici del film; tutta la forza per inquadrarli e giustificarli. Così, in definitiva, una delle cose più belle del film risulta essere il contrasto, formale e di conseguenza ideologico, fra il mondo dell' appartamento di Florinda Bolkan, sognatore, liberty, "psicoanalitico" nelle sue conseguenze sull'animo del poliziotto, e quello stringato, geometrico, "regolare" e allucinante degli ambienti della polizia.


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