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IL GINOCCHIO DI CLAIRE
(LE GENOU DE CLAIRE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 gennaio 1972
 
di Eric Rohmer, con Jean-Claude Brialy, Béatrice Romand, Laurence de Monaghan, Aurora Cornu (Francia, 1970)
 

Quinto "Racconto morale" di Eric Rohmer, redattore dei "Cahiers du Cinèma" dai tempi di Godard, Truffaut, Rivette e Chabrol.


Cinema tipicamente francese, "di testa", nel quale l'aneddoto non è che una traccia per una esercitazione di stile, per un ripensamento sul senso del linguaggio di cinema. Rohmer ha l'ambizione di mostrare l'impossibile: il segreto degli esseri, le motivazioni che spingono gli individui ad agire, la molla che fa scattare il movimento, quella che muovere il braccio che va a porsi sul ginocchio di Claire, oggetto astratto del desiderio di Brialy. Il registra cerca così, pellicola dopo pellicola, di condensare un discorso non moralistico, ma introspettivo; avviando il cinema sulla traccia di un certo romanzo d'analisi psicologica con il desiderio quindi di trovare nuovi sbocchi al linguaggio.


Per riuscirci, Rohmer ha bisogno di un universo isolato, dove poche persone si trovano circoscritte in un ambiente, meglio in un clima ben determinato. Qui è il lago di Annecy, in MA NUIT CHEZ MAUD era la ragione di Clermond - Ferrand in inverno, nella COLLECTIONNEUSE era la Costa Azzurra: sempre comunque un ambiente di vacanza, con dei personaggi esclusi da un contesto quotidiano da preoccupazioni materiali. Su questo piccolo gruppo così isolato il registra compie il proprio lavoro di analisi, il proprio tentativo di esame introspettivo dei sentimenti, osservandolo con minuzia mentre si affronta, cercando di afferrare i risvolti più minuti delle reazioni psicologiche.


Rohmer, se non fallisce in un tentativo così arduo, lo deve innanzitutto alla purezza del proprio stile, che è privo di ogni compiacimento, teso all'essenziale, a volte vibrante; alla sua intelligenza della direzione degli attori (l'adolescente bruna, Beatrice Romand è sicuramente un piccolo miracolo di verità), alla attenzione con la quale cura i dettagli, al tentativo di inserire i suoi personaggi nel clima particolare di un ambiente geografico.


I limiti del film sono i limiti del tentativo: anche se la critica francese rimane estasiata di fronte a questo processo di analisi dettato sul ritmo del dialogo, anche se l'intelligenza della ricerca non va messa in dubbio, LE GENOU DE CLAIRE denuncia ancora se non l'aridità, la scarsa generosità di uno studio che è tutto pensato: che nulla lascia alla incertezza, ma anche al fascino, del caso e della fantasia.


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