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di Federico Fellini, con Martin Potter; Hiram Keller; Max Born; Salvo Randone; Fanfulla; Alain Cuny; Lucia Bosé; Magali Noël; Capucine
(Italia, 1969)
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Ci sono, nelle opere del grande Federico, momenti di straordinaria intuizione, di grande intelligenza trascrittiva, di composizione eccezionalmente colta ed originale. Non lo scopro io, ma lo ripeto per tutti coloro che considerano le opere del regista come dei capolavori indiscutibili. E hanno anche, magari, ragione. Ci sono, nelle sue opere, dei momenti di grande ispirazione. Il finale del SATYRICON è splendido. Quell'abbandono pieno di gioia, di speranza, di fede nell'avvenire verso un'isola felice non meglio identificata, quella fuga limpida dall'umanità cannibalesca, oscurantista, degenerata è un puro momento di grazia nel quale l'artista riesce ad esprimere in una forma perfetta un significato profondo, un accordo magnifico che solo l'opera d'arte autentica riesce ad esprimere. La sequenza del suicidio è splendida. Con quel suo ritmo miracoloso che sembra arrestare il tempo, la gradazione dei colori saggiamente stemperata, la direzione degli attori perfetta. Ma ci sono anche, nel SATYRICON come in tutte le altre opere di Fellini, i momenti nei quali la bravura, l'intelligenza, la cultura soffocano l'invenzione. I momenti nei quali l'uomo soffoca la propria opera. E l'uomo Fellini, forse perché così straordinariamente dotato, non sempre ha avuto quell'umanità necessaria, indispensabile, per giungere dove le sue doti avrebbero dovuto portarlo.
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Il film in Internet (Google)
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Film dello stesso regista |
Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
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da vedere eventualmente
da evitare
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