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ALLODOLE SUL FILO
(SKRIVANCI NA NITICH)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 3 agosto 1990
 
di Jiri Menzel, con Rudolf Hrusinsky, Vaclav Neckar, Vladimir Pracek (Cecoslovacchia, 1969)
 
(apparso all'origine su AZIONE del 3 agosto 1990)

Perestroika, in cinema, significa anche doppio salto mortale. Poiché un film come questo, premiato con l'oro alla sua prima apparizione pubblica nel 1990 (Festival di Berlino), girato in piena Primavera di Praga più di 20 anni or sono, ma terminato (ed ovviamente immediatamente sequestrato) quando Dubcek e compagni erano stati tragicamente eliminati è, oltre tutto, ambientato negli anni Cinquanta.

Un doppio flash-back, quindi. Uno sforzo in più per gli spettatori viziati che siamo: quello d'immaginare un regista di quel breve momento di speranza che cerca di far digerire a dei comunisti nouvelle - vague una storia su altri comunisti perversi, stalinisti si direbbe, ma ormai superati.

Tutto ciò suona complicato sulla carta. Ma le immagini (specie quando sapienti come quelle di un grande del cinema dell'Est, oscarizzato con il celebre TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI, di appena due anni precedente a questo) servono pur sempre a qualcosa: anche a render possibile ogni utopia. E quelle di Menzel, al tempo stesso crudemente realistiche e favolisticamente fantastiche, sembrano nate apposta per rendere possibile l'impossibile.

Nell'immenso deposito di ferraglia che fa da sfondo al film (metafora evidente dei ferrivecchi ideologici ma anche materiali che circondano la società contemporanea) gli intellettuali e gli altri individualisti costretti ai lavori forzati rappresentano un quadro di cupa repressione. Ma l'arte di Menzel - ed il suo segreto per giungere all'utopia - sta nel trasformare il dramma in commedia. Come dice: "senza humour, non potete dire nulla di serio. E tutto ciò che è serio diventa comico. Grazie all'umorismo, potete trasmette la verità in modo indolore!"

È ciò che succede, con grazia commovente ma anche con introspezione analitica e grande lucidità nel film. La paura sfuma nell'ironia, l'autocritica in un'autocommiserazione satirica. Le allodole di Menzel sono in bilico sul filo: ma, osservate in quel modo, sono ormai liberate da ogni costrizione. Private della libertà, e più ancora della verità: ma affrancate nella loro dignità, poiché il regista le segue affettuosamente - ed ovviamente ironicamente - mentre continua a rimanere ineluttabilmente umane. Mentre si nutrono, si lavano o fanno all'amore. Mentre, insopprimibile occupazione, continuano ad amare e riflettere.


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