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ROSEMARY'S BABY
(ROSEMARY'S BABY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 29 ottobre 1970
 
di Roman Polanski, con Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon (Stati Uniti, 1968)
 

Stregoneria nella New York dei nostri giorni, o follia di Mia Farrow? ROSEMARY'S BABY sta tutto nel sottile divertimento del dubbio, trattato con abilità eccezionale. Lo spettatore è spinto in una direzione da una annotazione, ed immediatamente quello stesso segno lo respinge verso la soluzione opposta. La casa è sinistra ma gli sposi la ridipingono; i personaggi del palazzo sono strani, ma la spensieratezza degli interpreti è rassicurante. I vicini sono inquietanti, ma il loro aspetto è quello rassicurante dei borghesi americani. Mia Farrow ha delle allucinazioni, ma sta sognando. Le prove di stregoneria aumentano, ma le streghe non esistono più.

Affascinante ed inimitabile. Come a tutti i film di Polanski riesce l'impossibile, mostrare la magia. Così come, altrove, (IL BALLO DEI VAMPIRI), il vampirismo. Superare la meccanica di soggetti inavvicinabili per descriverne l'essenza più intima.Il cinema di Polanski è il ricordo di un'atmosfera. Il riandare sottile di un profumo, l'appartamento di REPULSION, l'isola di CUL DE SAC, la neve dei VAMPIRI o il ventre gravido di Mia Farrow s'iscrivono per sempre nella mente dello spettatore. Polanski riesce ad inquadrare l'astratto, l'indefinibile che lega le cose e le azioni filmando la materia.

Con la sua precisione, il suo scrupolo nel seguire i dettagli si apparenta in questo ad Hitchcock. Ma per scopi diametralmente opposti. Hitchcock attraverso la precisione ed il dettaglio vuol giungere ad una perfetta armonia descrittiva, ad una poesia del ragionamento figurativo. Polanski vede invece la materia per superarla, per raggiungere una dimensione astratta che si situa al di là di quella osservata.Un cinema di una suggestione estrema, che vibra di una sensibilità inequivocabile e rara: assieme a CUL DE SAC e alla prima parte di IL BALLO DEI VAMPIRI da non perdere assolutamente.


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