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SUSANNA SIMONIN, LA RELIGIOSA
(LA RELIGIEUSE - SUZANNE SIMONIN, LA RELIGIEUSE DE DIDEROT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 giugno 1972
 
di Jacques Rivette, con Anna Karina, Francisco Rabal, Liselotte Pulver, Micheline Presle, Francine Bergé, Christiane Lenier (Francia, 1966)
 
Il film del 1966, tratto dal romanzo di Diderot, che fu al centro di una delle più furiose polemiche seguite ad un intervento della censura francese. A prescindere da quelle ennesime prove di oscurantismo che provano soltanto, come disse Godard, come Diderot facesse paura anche due secoli dopo, LA RELIGIEUSE è un film di pura bellezza e intelligenza.

Contenuto magistralmente nella forma, nobilitato da un uso del colore estremamente espressivo e da una colonna sonora di un modernismo di valore raro, il film di Rivette conferma le doti di maturità espressiva, di cultura cinematografica di un autore che certamente dovrebbe essere maggiormente conosciuto. Gli ambienti naturali della Provenza assumono, nel contesto dell'opera, una dimensione superiore. L'astrazione di questi ambienti conferisce alle scene una atmosfera d'angoscia, di oppressione che conduce il film ad assumere l'aspetto di una riflessione sulla privazione della libertà, sulla prigionia. Dall'esame di quel microcosmo, LA RELIGIEUSE trae dei valori di denuncia e di aspirazione che mirabilmente prevaricano i limiti dell'aneddoto. Il film di Rivette non dimostra soltanto che, una volta ancora, i censori non hanno saputo vedere un poco oltre il pettegolezzo. Dimostra soprattutto come la genuinità, l'intelligenza, l'equilibrio di un linguaggio artistico arrivino a conferire un carattere di eternità a delle immagini delle quali l'ignoranza di un'epoca, o di sempre, ha cercato di mistificare i significati.

P.S. Vista la copia originale francese del film. E costatato come da quella italiana manchino almeno venti minuti di proiezione! Alla faccia del pubblico e dell'autore, i produttori italiani devono aver deciso che il film com'era durava troppo, quindi via un numero incredibile di sequenze, più della metà delle scene girate alla stazione termale, scene che devono essere apparse inutili o comunque non indispensabili a quello con il sigaro dietro la scrivania. E invece salta nel film italiano tutta la preparazione psicologica di Laurent alle scene dell'incesto, e buona parte della sua giustificazione nel racconto. Ed il ritmo del film, che in quelle scene marca come un periodo di riposo, di tregua prima della parte finale, va naturalmente a farsi benedire. Morale: film in edizione originale, nella speranza che i proprietari di cinema ne programmino una copia, almeno un giorno o due (qualcuno lo fa).


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