Non crediamo che questo genere sia fra i più congeniali all'autore di CENERI E DIAMANTI, anche se Wajda affermò a Cannes che bisognava fare di questi film, perché nei paesi dell'Est interessavano maggiormente che non quelli di soggetto contemporaneo. Malgrado la macchinosità del racconto appare di quando in quando, soprattutto nel bel prologo, la mano espertissima del regista che, non dimentichiamolo, è fra i primi che abbiano aperto la strada al fecondissimo cinema dell'Est europeo. Sapienti movimenti d'apparecchio e grande uso dei toni di bianco e nero, con quei contrasti drammatici fra le tinte, quelle luminosità abbaglianti che sono caratteristiche di Wajda. Ma bisogna anche riconoscere che in quel suo uso brillantissimo del cinemascope non è assente un notevole compiacimento formale, a tratti un vero e proprio carattere decadente che in molti hanno già rimproverato al celebre regista polacco.