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LAWRENCE D'ARABIA
(LAWRENCE OF ARABIA)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 marzo 1972
 
di David Lean, con Peter O'Toole, Omar Sharif, Arthur Kennedy, Jack Hawkins, Anthony Quinn, Claude Rains, Anthony Quayle, José Ferrer (Gran Bretagna, 1962)
 
David Lean, che forse un genio non è mai stato (con buona pace per gli incensi al BRIEF ENCOUNTER caro alle antologie di papà) ha trovato in questo suo film del 1962 il suo momento migliore. Perché, anche riletto a dieci anni di distanza LAWRENCE D'ARABIA rimane un esempio brillante di grande mestiere, di sapienza artigianale nel senso migliore della parola. Direzione di attori abilissima (con alcuni, come Peter O'Toole e anche Omar Sharif al massimo della loro ispirazione), interpretazione di un tema in modo perfetto. Quello di Lean non è un cinema non e un cinema estremamente significante, un linguaggio autonomo che porti in sé, nella qualità del proprio sguardo, un significato autosufficiente. Ma, a livello di spettacolo, di rappresentazione, il film è certamente quanto di meglio si possa fare nel genere.

Esiste poi un'altra chiave, che permette di vedere il film sotto un aspetto ulteriormente interessante: l'interpretazione dell'omosessualità del protagonista data da Lean. Anche se apparentemente ignorato, o appena accennato, questo aspetto del protagonista condiziona tutta la costruzione dell'opera: infatti, sino alla scena - fulcro (sotto questo aspetto) dell'incontro con il capitano turco interpretato da Ferrer, tutta la psicologia del personaggio si articola sulla sua latente omosessualità: dal rifiuto dell'idea della morte, al gusto per il travestimento (vedi la scena celebre nella quale Lawrence si isola per provare la prima volta il suo costume arabo) dal rapporto con i due giovani servitori arabi a tutto l'idealismo e l'egocentrismo che contraddistingue il sogno di egemonia, il personaggio si articola su quel rifiuto di una realtà adulta, tipica di certi aspetti dell'omosessualità.

Visto sotto questo aspetto il comportamento di Lawrence assume allora, oltre il carattere evidente di idealismo, quello forse più intimo e vero del desiderio di proiettare dei sogni e delle illusioni dell'infanzia in un mondo purtroppo adulto. Dopo la sequenza dello stupro con il turco il sogno di purezza e di idealismo si spezza, ed il personaggio viene per la prima volta ad essere sbalzato in quel mondo di adulti dapprima rifiutato. Da cui il cambiamento radicale del Lawrence della seconda parte del film: disperazione, corruzione sovvertimento di quei caratteri di purezza che lo avevano distinto all'inizio.

Alla fine è l'uomo ordinario ad avere il sopravvento su quello straordinario. Si tratta di una interpretazione che è stata discussa, ed è forse discutibile. Ma che riabilita in parte un film ritenuto a suo tempo, e sicuramente a torto, soltanto un bel pezzo di cinemascope.


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