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LA RAGAZZA CON LA VALIGIA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 giugno 2014
 
di Valerio Zurilini, con Claudia Cardinale, Jacques Perrin, Romolo Valli, Gian Maria Volontà, Corrado Pani (Italia, 1961)
 
Com'era intuibile dalla lettura del programma, il Festival di Locarno 2014 appare frammentato anche di perle che vanno colte all'istante. Fra queste, una spicca all'interno della Retrospettiva dedicata alla Titanus; perché è un film che ora sappiamo essere fra i capolavori assoluti del cinema italiano. Ma al quale - come a tutta la produzione di Valerio Zurlini - si è guardato per troppo tempo soltanto con un certo condiscendente "rispetto".

Certo, LA RAGAZZA CON LA VALIGIA è tanto nell'apparizione strepitosa di una Claudia Cardinale (già reduce nel 1961 da una dimensione storica come quella viscontiana di ROCCO E I SUOI FRATELLI) che invade lo schermo con un fulgore alla Bardot. E', egualmente, la storia di Aida: sedotta e abbandonata sulla spiaggia di Riccione da uno dei tanti bellimbusti che caratterizzeranno tutto un cinema italiano. Giovane ragazza madre, che troverà nel fratello appena sedicenne dello sfrontato Corrado Pani dalla spider d'epoca, un appoggio, un affetto, e una passione ovviamente impossibile.

Il cinema non si fa però tanto con le storie; soprattutto non con una di quelle ripetute all'infinito come questa della splendida e povera Aida. Il cinema consiste in una scrittura: in uno sguardo, e nell'eccellenza di una sua qualità. E' solo quella, nei suoi momenti migliori, a proiettare il risaputo in una dimensione infinita che soddisfi le esigenze intime dello spettatore.

I dialoghi, le situazioni, certi personaggi di LA RAGAZZA CON LA VALIGIA appartengono ancora alla normalità, diciamo pure alla banalità di un neorealismo che nel 1961 ha già compiuto il proprio cammino. Ma è un acume del linguaggio che va ben oltre il rigore, una commossa sensibilità che non è sola eleganza a volgere la love story in riflessione, lo spaccato d'epoca in prefigurazione moderna.

Grazie alla raffinatezza analitica dello sguardo di Zurlini (sugli sguardi e i vuoti, i sottintesi e i silenzi, la gestualità e le intonazioni minime degli attori, il significato magnifico degli sfondi) comprendiamo allora che l'Aida di Claudia Cardinale e il giovane rampollo interpretato con infinita introspezione da Jacques Perrin non potranno mai coesistere. Ma non per la differenza d'età: per l'appartenenza a due classi sociali, a due condizioni economiche, a due destini esistenziali segnati da tempo e per sempre.


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