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RAPINA A MANO ARMATA
(THE KILLING)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 settembre 2015
 
di Stanley Kubrick, con Sterling Hayden, Coleen Gray, Vince Edwards, Jay C. Flippen, Elisha Cook (Stati Uniti, 1956)
 
Rivedere oggi le immagini di un ventottenne Stanley Kubrick avendo in memoria quelle di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO o di BARRY LYNDON è una fonte di piacere squisito, ma associato a un sorprendente sentimento di riscoperta. Perché privarsene, quando basta un DVD?

THE KILLING (RAPINA A MANO ARMATA nella versione italiana) è il terzo film del regista, ultimo di una sorta di apprendistato (inutile dirlo, già di livello sopraffino) nel film di genere, il noir in particolare. Come spesso accade, non è dallo schema narrativo che giunge la sorpresa: l'ex galeotto, il poliziotto corrotto, il cassiere e il barman dell'ippodromo che mettono in atto una rapina collettiva, in apparenza infallibile. E il tradizionale inghippo (più dovuto all'ingordigia e alla slealtà umana che all'imperizia) che farà fallire il tutto.

Scandita dal ritmo di in una fuga in avanti inarrestabile è invece la costruzione temporale ad imporsi dalle prime immagini. Quattro ritorni all'indietro nella genesi della rapina che, nella loro contemporaneità, nella loro inesorabile puntualità sottolineano uno dei temi kubrickiani prediletti: la debolezza emotiva insita nella natura umana, rea di comprometterne la precisione razionale dei progetti.

Se la qualità delle direzione degli attori è già altissima (Sterling Hayden, ma tutti i comprimari), è soprattutto in quella delle scelte estetiche che risulta già presente tutto il genio del cineasta. Dura, tagliente, la fotografia di Lucien Ballard (passato dai capolavori di Josef von Sternberg degli Anni Trenta, a quelli di Walsh, Boetticher, Peckinpah, a LAURA di Preminger...) è di uno splendore folgorante a prima vista. Ma avvincente è la scelta formale in generale, al tempo stessa vicina alle deformazioni e alle illuminazioni espressionistiche come al realismo tradizionale di genere. Accentuato dal commento neutro della voce off, è quello scontro, eclatante quanto perfettamente dominato, fra l'esaltazione conferita dall'eredità espressionistica tedesca e le influenze già redicate nel realismo americano a conferire a THE KILLING la medesima, straniante ambiguità che ritroviamo nei personaggi del film. Straniante duplicità culturale, che costituirà una delle componenti del fascino irripetibile di tutta l'opera del regista.


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