Non c'e' sole e sabbia attorno a quell'avamposto ai confini fra Israele e Libano, ma tanta neve. Fuori, soltanto il silenzio, l'attesa di un nemico, di una minaccia quasi astratta come un'inevitabile maledizione; che non vedremo mai concretizzarsi, perlomeno alla maniera dei telegiornali. Dentro, la claustrofobia dei cunicoli del bunker; e le radioline, con l'ultimo successo della star in voga nelle discoteche di Tel Aviv frequentate fino a ier sera.E una love story gay, osteggiatissima sotto le armi, poiché oltretutto fra un capitano ed il proprio subalterno; e varie schermaglie etero, poiché le belle israeliane vengono arruolate spedite pure loro al fronte? Storielle sentimentali, perdute come i loro semiseri (si pensa talora al MASH del primo Robert Altman) protagonisti in un dramma più grande di loro?
Soltanto agli occhi più sbadati. Perché la camera è a spalla, e non soltanto per giravoltare più o meno gratuitamente; la pellicola è sgranata, e non per una futile esercitazione da falso documentario. C'è una libertà del filmare, una leggerezza, ed al tempo stesso una gravità commossa, in questo YOSSI & YAGGER. Che rappresenta una sorta di piccolo miracolo all'interno della greve, catastrofica impotenza con la quale il mondo si confronta al problema israeliano.
Libertà degli attori, catturati tutti senza artifizi. E libertà salutarmente sorprendente, disinibita ed egualmente vera e delicata, nella rappresentazione dei rapporti etero, per non dire di quelli omosessuali. Finisce allora per esserci silenzio e musica, tensione ed umorismo, disinvoltura e commozione in un film nel quale Eytan Fox si ritrova egualmente a proprio agio nei toni scanzonati come in quelli drammatici; nei momenti sospesi della commedia come in quelli angosciosi dell'azione.
L'uscita di questo film diretto da un regista di Tv movies e interpretato da qualche idolo televisivo pare sia bastata per suscitare immensa riprovazione e conseguente logica affluenza ai botteghini in patria. Desideri omo ed etero, storie di amore e morte in un connubio che pure vanta qualche precedente, pare abbiano poco a che fare con i discorsi più seri. Nel caso ne dubitassimo, tutto il mondo è paese.