Nelle sempre utili seduzioni della Clyde e dei canali che si sciolgono nelle nebbie attorno a Glasgow scivola la chiatta; intrisa, proprio come i suoi proprietari, della polvere di quel carbone che li fa sopravvivere in attesa della birra al pub serale. Lui è il sempre impeccabile Peter Mullan; lei, la sempre insolita e cerebrale, qui in vena di un filo narcisistiche autoflagellazioni da frustrazione esistenziale e sessuale Tilda Swinton.Alla base di YOUNG ADAM c'è una densa, erotica e piuttosto lugubre sostanza letteraria; e si sente. E' quella dello scrittore scozzese Alexander Trocchi, autore beat e maledetto vicino a George Orwell e William Borroughs e avvicinato a Camus; autore di un autobiografico Libro di Caino sul consumo di eroina che fu addirittura proibito e bruciato per depravazione nella Gran Bretagna dei pur permissivi anni Sessanta. Un universo psicologico morboso e melanconico, ma anche di sfida e di rivolta nei confronti di una società repressa e moralista.
Regista quasi esordiente, David Mackenzie non può che tradurre queste pulsioni riferendosi all'ambiente. E quando alla coppia incerta si aggiunge la presenza del seducente vagabondo Ewan McGregor, quando dalle acque limacciose affiora il corpo di una giovane annegata in sottoveste la memoria corre, più che al mitico ATALANTE di Vigo, al POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE del noir di James Cain, filmato da Garnett e rifatto da Rafelson.
Per i limiti di una regia che si esaurisce nello sfruttamento paesaggistico, sono tracce che finiscono per essere tutte fuorvianti; e il disperato eroe in negativo più un mandrillo piuttosto incosciente che la vittima di un pur evidente condizionamento sociale o morale.