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TAMARA DREWE - TRADIMENTI ALL'INGLESE
(TAMARA DREWE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 febbraio 2011
 
di Stephen Frears, con Gemma Arteton, Roger Allam, Bill Camp, Dominic Cooper (Gran Bretagna, 2010)
 
Unicità di Stephen Frears, capace di tutto come di essere capito da tutti; senza mai abdicare alla corrosiva, esilarante o drammatica osservazione dei costumi, alla voglia costante di rinnovarsi, alla propria intelligenza. Che indaghi nella società con comicità irresistibile (THE SNAPPER) o realismo spietato (PRICK UP YOUR EARS), nel privato dell'aristocrazia più costipata (THE QUEEN), nelle rievocazione storico-letterarie in funzione del contemporaneo (LE RELAZIONI PERICOLOSE, MARY REILLY), o negli effetti del trascorrere del tempo sull'effimero amoroso (il recente, sottovalutato CHERI), la qualità e l'acuità del cinema di Frears, dietro l'apparente facilità del tono, arrischia da sempre di essere fraintesa.

Non sfugge alla regola quest'altro ricorso ad un universo glorioso (quello dell'Ottocento di Thomas Hardy), ma a sua volta rivisto da un romanzo grafico di grande qualità e successo firmato da Posy Simmonds: con il proprio sguardo maliziosamente disincantato ma attentissimo, astuto quanto basta per mutare l'eleganza delle convenzioni psicologiche britanniche in una sorprendente tragedia amara, il regista ha fatto suo, esplodendolo gentilmente, quel Dorset incantato, quanto fisico e sensuale.

Nulla di più riattualizzabile, infatti, di quella esplosiva Tamara che ritorna al bucolico villaggio dalla "swinging London" con il naso rifatto e il profilo mozzafiato, per rimettere in causa le intransigenze rurali e le supponenze urbane. Guidati dall'impertinenza di una specie di coro antico composto da due più che disinibite "groupies" locali, eccoci allora deliziosamente proiettati nell'universo dei giochetti ambigui, menzogneri e finanche mortali che attornia lo scampolo di scrittori dal successo più o meno sarcastico, ospiti di un acidulo, in apparenza idilliaco agriturismo. Dal giardiniere dalle prestazioni sexy teoricamente al top all'impossibile batterista rockstar, tutti a contendersi la bella: un gioco al massacro in un recipiente assurdo e deliziosamente sovversivo, delle cadenze che ricordano certe commedie di Alain Resnais ma riflettono l'origine grafica, delle marionette che Frears dispone a suo gradimento secondo le regole di una grazia poetica e di uno sguardo sociale solo suo.


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