Certo, se guardiamo a TAKING OFF come ad un film di critica sociale ci potrà sembrare spuntato, sorpassato. L'America ne ha viste ben altre di ciò che ci mostra Forman. Ma, appunto, la grazia del film nasce dall'incontro di questa visione ancora casta, non contaminata, con la realtà della New York d'oggi. E' proprio grazie a questo candore che il film assume un suo inimitabile tono, una sua originalità, una sua verità. Questi americani che Forman ha pescato qua e là sono diversi da quelli che ci mostrano i film di Hollywood, e da questa nuova angolazione nasce un fascino incontestabile. Tutto è ricreato nel film, anche le sequenze delle audizioni musicali, che potrebbero apparire come scampoli di "cinema varietà" ripresi d'improvviso. Ma tutto è egualmente di una freschezza esemplare, proprio perché fresca è l'ispirazione del regista.

Pur cambiando completamente d'ambiente e di mentalità, Forman riesce a continuare il suo discorso sulla società alienante che aveva iniziato a Praga, e non importa se prima lo faceva sulla società comunista ed ora su quella capitalista. Riesce a mantenere intatto quel suo tono delicato e personale nel trattare la commedia: sono cose che riescono soltanto agli artisti veri.