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SALMO ROSSO
(MEG KER A NEP)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 19 aprile 1973
 
di Miklos Jancso, con Lajos Balazsovits, Andrea Drahota, Andras Balint (Ungheria, 1971)
Il cinema politico e rivoluzionario in una delle sue forme più dure e più originali. Continuando ad esporre il medesimo tema, i rapporti fra oppressi ed oppressori nel quadro del emancipazione socialista in Ungheria (ma anche, più semplicemente, dell' emancipazione umana dalla barbarie del feudalismo) Jancso, dopo dieci anni di carriera marcata da alcuni fra i migliori film del dopoguerra europeo, ha raggiunto oggi una perfezione quasi miracolosa. Più ancora che in AGNUS DEI, nel quale il linguaggio simbolico conduceva verso una astrazione a tratti oscura, e forse pericolosa, in SALMO ROSSO la meccanica della costruzione formale e di quella ideologica sono di una semplicità ed una efficacia perfetta.

Jancso ha scelto la strada che si situa all'opposto del realismo rivoluzionario caro alle cinematografie dell'Est. Come Glauber Rocha, ma naturalmente con un temperamento, una cultura alle spalle, e forse anche un rigore artistico totalmente differente, il suo cinema si esprime nella ballata, nella metafora simbolica, in una rivalutazione dello spettacolo popolare (canto, ballo) che avvicinano ancor più il suo cinema ai problemi che gli stanno a cuore. Vhe inseriscono il discorso politico in una dimensione estremamente concreta e reale, a dispetto dell'apparente irrealtà dell linguaggio scelto.

Questo, di una ricchezza formale difficilmente eguagliabile, non ha nulla di gratuitamente decorativo nella sua abbondanza: Il continuo, quasi asfissiante intreccio ritmico della composizione, contrapposto alla bellezza quasi bucolica dei contadini e del paesaggio, conferisce uno straordinario vigore alle immagini, una generosità ed una emozione che traducono splendidamente il pensiero rivoluzionario. Togliendogli, allo stesso tempo, qualsiasi retorica artificiosa.

SALMO ROSSO si svolge così, nella sua difficile semplicità, con la naturalezza e l'efficacia di un canto popolare. Fondendo perfettamente poesia e bellezza in una ragionata ed assoluta dichiarazione di fede politica Jancso ottiene quello che, in cinema come nelle altre arti, era considerato un sogno quasi impossibile.


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