Un'idea che mi guarderò bene dal discutere. Ma che James L. Brooks ha la sventura di costruire su una serie di elementi espressivi, quelli si, opinabili. In senso decrescente sul piano della sopportabilità: a) le smorfie supposte folli o demoniache che Jack Nicholson si trascina appresso dai tempi memorabili del VOLO SUL NIDO DEL CUCULO o LE STREGHE DI EASTWICK; b) le altrettanto esilaranti mimiche del cagnolino di turno, che per dispetto fa la pipì sul pianerottolo; c) l'inedita topologia delle mosse da vizietto che caratterizzano i vicini gay; e cosi via. Più concretamente: l'assenza di quegli attributi che tradizionalmente fanno grande la commedia cinematografica: la puntualità grafica del ritmo, l'attenzione per i significati dell'ambiente che fa da sfondo, l'armonia, la grazia dei colori, delle musiche, dell'uso dello spazio e del tempo nel quale evolvono dei personaggi perfettamente diretti.

Nulla di tutto ciò:a tal punto che la bella faccia pulita, l'approccio finalmente semplice ed onesto di Helen Hunt nel ruolo della cameriera -redentrice risalta nel film come un'oasi di pace e di autenticità