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PANE E TULIPANI Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 marzo 2000
 
di Silvio Soldini, con Licia Maglietta, Bruno Ganz, Marina Massironi, Antonio Catania (Italia, 2000)
 

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Silvio Soldini, con questa storia che, come il suo titolo vuol dirci che non viviamo di solo pane, sembra scivolare su dei registri per lui inediti. Ma il suo cinema rimane quello di sempre. Costruito non tanto su delle storie: ma dei mosaici, fatti dalle relazioni fra personaggi. Fili misteriosi, delicati, spesso poetici che ne segnano i destini. Che rappresentano la vera ragione d'essere del cinema di Soldini: isolato nel suo pudore, in quella sua forza espressiva che gli permette di trasformare il quotidiano dell'Italia che conosciamo in un fascio di significativi rinvii spirituali. Da parte di questo intimista delicato si poteva temere il passaggio ad un film satirico per non dire comico: poche sequenze di PANE E TULIPANI bastano a dimostrarci che si tratta, come sempre di un film straniante. Di piccoli segni che entrano progressivamente nella vita della protagonista (sensibilissima Licia Maglietta), come quel cartello "cercasi nuovi genitori" che i ragazzini che la sorpassano in autostrada hanno appiccicato sui vetri. Poi, gli incontri, la scelta intelligente, diversa, della Venezia della fuga, le scenografie degli interni. O il bel finale, colpo d'ala quasi inatteso, con il sempre bravo Bruno Ganz in completo celestino nel suo strambo, toccante personaggio di cameriere islandese che cita l'Orlando Furioso. E lei, truccata come un'eroina di Kaurismaki o di Almodovar. PANE E TULIPANI è una favola: che ci invita a prenderci una vacanza di libertà, ma non necessariamente a destinazione Caraibi. E che il regista riconduce a quella malinconica delicatezza che gli è congeniale. Cosi come a quelle piccole tentazioni che lo inducono a deviare dall'itinerario principale: tipare un marito troppo esagitato, un'amica dalla bizzarria inutilmente sottolineata, un investigatore poco interessante ed assai meno eccentrico del previsto, un fiorista anarchico più che altro nelle intenzioni. Ma, in attesa del capolavoro, del cinema di Soldini limitiamoci allora ad apprezzare le qualità: cosi preziose nella cornice del cinema italiano da rendere la visione di PANE E TULIPANI indispensabile e giubilatoria.

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Silvio Soldini, with this story which, like its title, is intended to tell us that we do not live on bread alone, seems to be slipping into new registers for him. But his cinema remains as it always was. Built not so much on stories but on mosaics, made up of relationships between characters. Mysterious, delicate, often poetic threads that mark their destinies. Which represent the true raison d'être of Soldini's cinema: isolated in its modesty, in that expressive force which allows him to transform the everyday life of the Italy we know into a bundle of significant spiritual references. One might have feared that this delicate intimist would turn into a satirical, not to say comic, film: a few sequences of PANE E TULIPANI are enough to show us that it is, as always, an alienating film. Little signs that gradually enter the life of the protagonist (the very sensitive Licia Maglietta), such as the "new parents wanted" sign that the kids passing her on the motorway have stuck on their windows. Then there are the encounters, the intelligent, different choice of the Venice of the escape, and the interior design. Or the beautiful finale, an almost unexpected twist, with the always good Bruno Ganz in a sky-blue suit in his strange, touching character of an Icelandic waiter who quotes Orlando Furioso. And she, made up like a Kaurismaki or Almodovar heroine. BREAD AND TULIPANS is a fairy tale: one that invites us to take a holiday of freedom, but not necessarily to the Caribbean. And which the director brings back to that melancholic delicacy that is congenial to him. As well as those little temptations that lead him to deviate from the main itinerary: typifying an overly exaggerated husband, a friend with an unnecessarily emphasised eccentricity, an uninteresting detective who is much less eccentric than expected, a florist who is anarchic more than in his intentions. But, while we wait for the masterpiece, let's limit ourselves to appreciating the qualities of Soldini's cinema: so precious in the context of Italian cinema as to make the vision of PANE E TULIPANI indispensable and jubilatory.

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