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PARIGI
(PARIS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 ottobre 2008
 
di Cédric Klapisch, con Juliette Binoche, Romain Duris, Fabrice Luchini, Albert Dupontel, François Cluzet, Karin Viard (Francia, 2008)
 
Aveva girato a Barcellona, Londra, San Pietroburgo: Cédric Klapisch, o la voglia di ritornare a girare nella sua Parigi. Legittimo; come mettere la propria voglia nel titolo. Già più arrischiato: quando è convinto di dovercelo ficcare in testa inquadrando la torre Eiffel sullo sfondo nella metà delle inquadrature (nella metà restante c'è Montmartre visto dal Sacro Cuore). Da dove fa transitare quel suo povero immigrato africano, tirato in ballo un po' programmaticamente, mentre sbarca nella Ville Lumière: sotto la torre con i turisti, per quei pochi secondi che il metrò transita sul ponte sbucando da sottoterra.

Vabbè, torniamo a Parigi ed è il solito Klapisch. Pure simpatico e ambizioso, in una di quelle ronde corali che predilige, varie storie, tanti personaggi; che però non è che alla fine si organizzino, si ritrovino, si significhino fra loro (è uno dei limiti del film; pensate a cosa faceva in quei casi Robert Altman, ed ora Inarritu, tanto per dirne due). E allora, il ballerino malato di cuore in attesa del trapianto, la sorella assistente sociale ammosciata dalla vita tanto da indurci a interrogarci, visto che conserva il fascino fino a prova del contrario intatto di Juliette Binoche; una panettiera irresistibilmente razzista e snob (bravissima Karin Viard), fruttivendoli e pescivendoli che non rinunciano alla rivendicata tradizione nazionale corteggiando vogliose signore modaiole. E il più inavvicinabile da sempre, Fabrice Luchini, che fa il professore di sociologia costretto a riciclarsi in (formidabile) ballerino disco-music per sedurre la studentessa sexy (solo che, l'aveva già fatto in CONFIDENZE TROPPO INTIME di Leconte; così come quel genere di umorismo, con un altro superficialone, Claude Lelouch) prima di ritornare alla sua più consone condizione di agrodolce celibato.

Il tutto è tutt'altro che sgradevole, a tratti divertente e toccante; ma insistito (l'episodio legato alla malattia), come premeditato e, in definitiva fuori, non solo da Parigi, ma dal mondo.


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