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PAESAGGIO NELLA NEBBIA
(TOPIO STIN OMICHLI)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 gennaio 1990
 
di Theo Angelopoulos, con Michalis Zeke,Tania Paleologou, Stratos Giorgiogiou, Vassili Koloso (Grecia, 1988)
 
Un'adolescente ed il fratellino partono per la Germania, alla ricerca di un padre che non hanno mai conosciuto; e che, lo apprenderemo subito all'inizio del film, è un'invenzione pura e semplice della madre.

Nella Grecia invernale, livida e sconsolata, che predilige da tempo il celebre regista, viene a tracciarsi una volta ancora uno di quei viaggi che, in effetti, sono degli itinerari morali ed esistenziali oltre che fisici. Viaggio interrotto e ripreso all'infinito: sulle tracce di un melodramma, in fondo una specie di DAGLI APPENNINI ALLE ANDE, che naturalmente l'autore de LA RECITA compone a suo modo. E cioè con estrema cura: ogni sequenza, ogni inquadratura è pensata al millimetro. I tempi sono dilatati, quasi per lasciare allo spettatore tutto il tempo possibile per carpire ogni segnale.

Ne nascono due cose. Talvolta una grande, commovente tensione: come quando, in una sequenza terribile, la bambina è violentata da un camionista che li ospitava. Il tutto si svolge davanti alla cinepresa, ma lontano dagli occhi dello spettatore: dietro la tenda calata sul retro del camion. Ma a lungo, tremendamente a lungo, per terminare su un primo piano, angoscioso, sul viso della bimba che ritorna alla luce.

Altre volte ne nasce - dalla cura infinita dell'autore - una sorta di sottolineatura, che sfiora il procedimento: ed allora il significato delle immagini, il loro rinvio simbolico, diviene quasi compiaciuto.

È un cinema, quello di Angelopoulos, da tempo perfetto. E sconsolato: malgrado il finale vagamente possibilista (con un albero, simbolo di vita, che affiora dalla nebbia, oltre il confine finalmente raggiunto) esso rispecchia, anche espressivamente tutta la disperazione possibile.

Nel cinema di Tarkovski (il ricordo del quale riaffiora talora dalle immagini di questo PAESAGGIO) c'era ad esempio la consolazione di una fuga nel metafisico: qui ci sono solo due bambini, nel fango e nel freddo. In una poesia, se poesia, crudele fino al nichilismo.


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