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PARADISO AMARO
(THE DESCENDANTS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 febbraio 2012
 
di Alexander Payne, con George Clooney, Shailene Woodley, Beau Bridges, Robert Forster, Judy Greer (Stati Uniti, 2011)
 
E' una vicenda non soltanto agrodolce questa di un agente immobiliare ed erede terriero nelle Hawaii dalle tremende ukulele e camicie a fiori: sta per perdere la moglie vittima di un incidente in mare, scopre che i rapporti in famiglia non erano proprio quelli trascurati o idealizzati da un marito e padre distratto, è infine costretto ad occuparsi di una mocciosetta di dieci anni e della maggiore, in piena contestazione adolescenziale. Come non bastasse, da fortunato erede di uno degli angoli ancora ecologicamente idilliaci delle isole, deve confrontarsi ad un nugolo di cugini ottusi, ovviamente interessati a disfarsene alle più appetibili condizioni speculative. Storie di successioni, di trasmissioni di valori che permettano il recupero degli affetti, assunzioni di responsabilità e prese di coscienza che spiegano il più appropriato titolo originale: tradotto sbrigativamente in PARADISO AMARO, tanto per spiegare la scienza al popolo. Alexander Payne (A PROPOSITO DI SCHMIDT, con un gran numero di Jack Nicholson; SIDEWAYS - IN VIAGGIO CON JACK, con spicco equivalente da parte di Paul Giamatti) è qualcuno che sta emergendo con calma dall'affrettato universo cinematografico: forse perché le sue sono storie di gente comune, di quotidianità medio borghese, in equilibrio instabile, un po' destabilizzante fra dramma e comicità. Perché si costruiscono su quanto in un film viene spesso soltanto intuito dallo spettatore: la qualità della sceneggiatura, la solidità della costruzione, piuttosto che l'effervescenza più evidente della regia. In questo senso THE DESCENDANTS conferma benissimo una coerenza forse sottovalutata finora. Puntualmente, nel segno di quanto accaduto in passato nelle opere di Payne, George Clooney finsice per costituire uno straordinario asse portante per il film. Stropicciato, intristito, spaesato ma pur sempre capace della sua proverbiale carica seduttiva, convenientemente fragile, ma infine determinato quando è il caso, vibrante nella mobilità della gamma di espressioni riprese spesso in primissimo piano, l'ormai da tempo non solo bel George aggiunge alla sua serie già notevole di prestazioni recitative (senza parlare di quelle in veste di regista) questo suo ruolo, forse il più alto e sorprendente. Che poi Payne rappresenti una manna per i suoi attori è da vedere nella rivelazione di Shailene Woodley, la problematica, quanto luminosa figliola maggiore; ed in generale di tutto il cast, primo fra tutti lo suocero non solo scostante interpretato da Robert Forster. Detto cosi, si direbbe parlassimo di un “film d'attori”. Ma sul filo implacabile anche se intelligentemente contradditorio della sua progressione THE DESCENDANTS non è THE IRON LADY (ed infatti non ha avuto l'Oscar, regolarmente rifilato all'indovinato esercizio di stile THE ARTIST e all'evidente perizia mimetica di Meryl Streep...). Inserito mirabilmente su uno degli sfondi al mondo dove kitsch e sublime si coniugano ad ogni istante, la storia evolve perfettamente nella sorpresa al pari dei suoi personaggi: la crudeltà si alterna cosi alla commedia, la maturità alla mediocrità, la tenerezza all'ironia, la volontà del messaggio al rischio del moralismo. Agli antipodi dello charme caffè espresso.

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