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PAOLO IL CALDO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 13 novembre 1974
 
di Marco Vicario, con Giancarlo Giannini, Rossana Podestà, Adriana Asti, Gastone Moschin, Ornella Muti, Riccardo Cucciolla (Italia, 1973)
Fallimenti come questi si misurano in tutta la loro importanza alla luce delle loro intenzioni e premesse. L'ambizione delle quali, sia per la fonte (il romanzo di Vitaliano Brancati), sia per il tono con il quale è impostata inizialmente l'opera è indubbia. E fallimenti come questi sono interessanti non per il fatto di essere dei casi speciali (anzi, come tutti sappiamo...), ma in quanto, per la drammatica distanza che separa il punto di partenza da quello di arrivo costituiscono un indice crudele e rivelatore di come un sistema abbia potuto coinvolgere ed uccidere idee e talenti.

Nella parte siciliana del film, la prima, questi traspaiono ancora. Il dramma dell'individuo, consapevole di essere marcato, ed attratto da un'ancestrale condizione di vita, ma di sentirne fortemente i limiti, la degenerazione, e di possedere i mezzi, materiali e soprattutto morali per sfuggirne è dipinta da Vicario con uno stile che, senza essere purissimo, testimonia un certo talento cinematografico. Nelle reminiscenze giovanili, nell'ambiente della vecchia casa, in certi personaggi anche eccessivamente caricati l'ispirazione s'indovina.

Nella parte romana, la seconda, quella delle conclusioni, lo sfacelo. E si assiste allo spettacolo allucinante di un'opera le cui parole, e lo svolgimento della quale vogliono significare la fuga dalla volgarità, dall'oscurantismo, dall'ignoranza. Ma le immagini (che sono, al cinema, quelle che contano e che s'impongono con una prepotenza sfrenata allo spettatore) rappresentano una continua progressione verso la volgarità, l'ignoranza, l'abdicazione alle leggi più servili del sistema. Film drammatico: perchè dimostra fino a che punto il braccio di un individuo possa (e bisognerebbe poterne misurare il grado di consapevolezza) tradire la mente.


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