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MAD MAX FURY ROAD Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 15 settembre 2015
 
di George Miller, con Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hault (Australia - Stati Uniti, 2015)
 
Presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Cannes, uscito di sfuggita nelle sale d'inizio estate e già ottenibile in DVD, a 35 anni dall'uscita del primo MAD MAX con Mel Gibson, questa quarta edizione della saga continua a suscitare entusiasmi o discussioni. Ovvio, trattandosi dopo tutto, della rivisitazione di uno dei grandi miti cinematografici del dopoguerra; associata all'incontro con il settantenne regista australiano, un maestro del blockbuster fantastico.

Straordinario o impossibile, MAD MAX FURY ROAD è il risultato, comunque grandioso, di quell'equazione. Poiché George Miller non ne fa un'operazione nostalgica, un remake in epoca digitale del mitico guerriero punk proiettato in una interrotta, furibonda fuga in avanti. E circondata, più che marchingegni futuristici, da veicoli veri e sfondi autentici (della Namibia). Altrettanto barbaro e violento ma non più fallocratico o addirittura decisamente femminista (più di Tom Hardy, è l'imperatrice Furiosa interpretata da Charlize Theron ad avere la meglio) il film reinventa i codici del film d'azione classici, e ricicla gli elementi della trilogia primitiva a favore delle nuove generazioni.

Non è quindi il caso di scoprire una storia, o dei profili psicologici, filosofici, politici : il nuovo MAD MAX si traduce in pratica in un unico inseguimento. In una traiettoria cinetica fatta non tanto d'azione (alla James Bond o Indiana Jones, per intenderci) ma di un puro movimento volto all'astrazione. Tutto concorre a questa fisicità esaltante, o esasperante a seconda dei gusti: nell'abituale deserto apocalittico la frenesia dei tagli d'immagine, le accelerazioni del montaggio, l'esasperazione cromatica e quella sonora, l'alternanza fra i primissimi piani e l'orizzonte infinito ambisce a trasformare il tutto in energia pura. Riuscendoci. Mentre un attimo sembra aleggiare l'eco delle memorie cinefile, l'inseguimento surreale di DUEL o il lirismo malinconico di LAWRENCE OF ARABIA. Solo un attimo: spazzato via dall'euforia per il trip allucinato, l'emozione (sempre più relativa) dettata da una meccanica prodigiosa e magari un filo compiaciuta.


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