Il miglior film di Joshua Logan dai tempi, ahimè lontani, di PICNIC e di BUS STOP. Nel rifacimento cinematografico di un celebre musical di Lerner e Loewe (tra l'altro amputato, nella sua edizione europea, di buona parte delle sequenze cantate) un disinvolto "ménage a tre", inserito in una altrettanto disinvolta comunità di cercatori d'oro,si sfalda al primo contatto con un gruppo di gente cosiddetta per bene. E con esso, tutto il paesotto che, novello Sodoma e Gomorra, sprofonda allegramente nel fango del mitico West.

Logan, che ha fatto film lamentevoli come SAYONARA o SOUTH PACIFIC, ritrova qui finalmente quella sua delicatezza di espressione, quel suo acuto senso di osservazione dell'animo di una certa tipologia americana, che aveva fatto gridare al miracolo nel 1954, l'anno di PICNIC e di Kim Novak. Opera estremamente spigliata, burlesca e trascinante, oltre che pervasa da un delizioso spirito di provocante quanto sorprendente immoralità, PAINT YOUR WAGON è interessante perché rappresenta un tipico prodotto di cinema americano di qualità. Una inimitabile padronanza del mestiere, in tutti i suoi aspetti; la presenza e la direzione di attori di consumata maturità, l'arte di saper inserire un personaggio in un ambiente naturale, il coro di decine e decine di caratteristi di straordinario fascino e bravura. Tutto questo permette di raggiungere, al suo livello più alto, lo "spettacolo". Sembra facile ma nessuno riesce a farlo; se non gli americani.