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J'AI PAS SOMMEIL Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 settembre 1995
 
di Claire Denis, con Katherina Golubeva, Richard Courcet, Line Renaud, Béatrice Dalle (Francia, 1995)
 
L'attrice e modella Béatrice Dalle
"Teoricamente, J'AI PAS SOMMEIL s'ispira ad un noto fatto di cronaca: quello di Thierry Paulin, arrestato nel 1987 per aver ucciso tutta una serie di anziane signore a Parigi. Altrettanto teoricamente, il terzo film (dopo CHOCOLAT e S'EN FOUT LA MORT) di Claire Denis, segue il tracciato urbano di tre personaggi: quello di Daiga, giovane, seducente quanto scontrosa, che giunge dalla Lituania per cercare un vago ingaggio come attrice nella capitale. Quello di Camille, travestito di origine antillese, che si esibisce in locali notturni e vive con un amico nell'alberghetto nel quale confluiscono i vari personaggi; e quello di suo fratello Theo, fiero e determinato, che fa il falegname al nero e sogna di ritornare nelle Antille con la moglie francese ed una bimba.

Teoricamente. Perché l'interesse del film sta proprio nel fatto di "non" essere tutto ciò: di non essere cioè una cronaca, di non seguire un'inchiesta, di non costruirsi su una progressione drammatizzata, sulla ricerca del solita soluzione più o meno prevedibile, alla maniera dell'altrettanto solito poliziesco di consumo. J'AI PAS SOMMEIL rappresenta invece un'altra inchiesta, o meglio un altro itinerario. Quello che consiste nel prendere atto di un ambiente, di una condizione sociale, di un confinamento psicologico: che è poi il solo ad accomunare dei personaggi altrimenti dissimili, l' esclusione.

Siano essi insolenti, come Daiga, o rassegnati, come Camille, o ancora combattivi come Theo, i personaggi del film sono colti nella loro impotenza ad entrare in una logica, in quella meccanica che identifichiamo frettolosamente al concetto di normalità. La particolarità della Denis- ed il fascino insolito, poetico del film, la sua efficacia sociale e politica- nascono dal fatto che quella situazione è semplicemente constatata, e registrata: senza la pretesa di essere spiegata. La figura stessa del "serial killer", una volta svelata in tutta la sua crudezza (poiché altro merito del film è quello di non evitare la descrizione della realtà, di non rifugiarsi nella comodità della dissolvenza intellettualistica) partecipa della rassegnata indifferenza dell'ambiente che lo circonda: cosicché è proprio questa indifferenza, questa tragica latitanza della coscienza di tutto un ambiente a farsi il vero soggetto del film.

Come se dal distacco dell'osservazione potesse nascere il calore di un'emozione intensamente catturata, lo sguardo di Claire Denis finisce allora per affermarsi come quello di un'autentica cineasta: che sa trarre dai minimi dettagli della realtà osservata, dai suoni come dalle musiche, dai colori, dagli odori di quella realtà quei significati di solitudine, d'impotenza, di rivolta che s'imprimono indelebilmente nella memoria. E che tutte le storie del mondo avrebbero stentato a raccontare."


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