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J'AI TUE MA MERE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 marzo 2014
 
di Xavier Dolan, con Anne Dorval, Xavier Dolan, François Arnaud, Suzanne Clément (Canada, 2009)
 

Nato a Montreal nel 1989, figlio di un attore e ballerino, Xavier Dolan sembra segnato, oltre che da un genio indubbio, da una insolita precocità. Debutta infatti in alcuni lungometraggi canadesi come attore nei lungometraggi J'en suis, La forteresse suspendue, Suzie già attorno ai dieci anni. Ma è nel 2009, a partire da una sceneggiatura sulla quale lavorava già sedicenne (sic) che realizza e porta alla Quinzaine di Cannes una prima opera creata con i suoi risparmi, della quale risulta regista, sceneggiatore, produttore e protagonista.

Cannes riserva allora a J'ai tué ma mère lo statuto di clamorosa rivelazione. Fusione spregiudicata fra autobiografia, finzione e inventiva, il film colpirà immediatamente per l'audacia dell'espressione e la padronanza di un talento fuori dal comune. Dolan si espone in prima persona invadendo da protagonista la pellicola, ma la sua ambizione non gli impedisce di circondarsi da attori straordinari, a cominciare da Anne Dorval e continuare con Suzanne Clément. Già un anno dopo, l'enfant prodige totalmente immerso nel proprio lavoro, sarà già di ritorno a Cannes, con il suo secondo Les amours imaginaires.

Nato sul filo di un tema che, considerata l'età e la personalità dell'autore, avrebbe potuto cadere facilmente nel risaputo, il film rappresenta una sorta di pugno nello stomaco; a tratti (utilmente) fastidioso, ma sempre incredibilmente spregiudicato e personale, oltre che cinematograficamente già maturo.

L'amore-odio, il risentimento amoroso del tema viene trasformato in un gioco certo narcisistico, ma miracolosamente in bilico fra dramma e commedia, fra la sincerità dell'uno e l'impostura della seconda. Immerso nelle citazioni letterarie e cinefile, Hubert è omosessuale e tarda a confessarlo alla madre: ma questo itinerario non di certo inedito, affonda in un universo formale esplosivo, ilare o melanconico, poetico e violento, eccessivo e dolorosamente intimo al tempo stesso.

Sullo sfondo cosparso da cianfrusaglie ma esasperate dall'autore in un'attenzione maniacale per le forme ed i colori, il confronto fra l'adolescente e la madre, interpretata dalla straordinaria Anna Dorval, si trasforma così in una sfida fra la sfrenata divagazione pop e il lucido naturalismo.

"Tutto in me è da sempre partito da mia madre", ama ripetere Dolan. Il confronto è allora dichiaratamente frontale, spesso ripreso all’interno di un’auto, attraverso il parabrezza; o attorno la domesticità del tavolo da pranzo. Dall’esasperazione dei contrasti alla loro rappacificazione, dall’aggressività all’amore, lo schema del confronto si ripete all’infinito, nell’esasperazione dei protagonisti come in quella degli spettatori. Ma finché in ambedue succede l’accettazione. Determinato e sfrontato, J’ai tué ma mère non rappresenta allora che l’avamposto, sorprendente, talora esaltante, ancora imperfetto, della carriera di Xavier Dolan.


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