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FACE ADDICT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 settembre 2005
 
di Edo Bertoglio, documentario (Svizzera, 2005)
 
Uno dei film più appassionanti di Locarno, ha intitolato Le Monde; e del pittore Walter Steding che finisce per primeggiare fra i personaggi che l'autore di DOWNTOWN 81 è andato a rivisitare a più di vent'anni di distanza, il parigino Les Inrockuptibles ha scritto che si tratta del più bel personaggio visto sugli schermi quest'anno…Questo, per sottolineare la dimensione ormai internazionale del regista luganese

FACE ADDICT è la bella conferma che la generosità espressiva del fotografo luganese non è il risultato di un semplice colpo di fortuna: quello di essersi immerso a proprio rischio e pericolo (si pensi al ruolo della droga, sulla quale l'autore si sofferma con pudore ma anche senza reticenze) in un momento storico, artistico e culturale come quello dell'underground americano, del graffitismo, della New Wave alla fine degli anni Settanta. Ma a quel suo modo di scavare nelle verità delle fisionomie piuttosto che nella vanità delle nostalgie, delle rimesse in questione di sé stesso piuttosto che nella ricreazione di un ambiente e di un'epoca che di miti si è già più che saziata.

Nel suo primo film Edo Bertoglio aveva avuto la fortuna, quella si, di ritrovarsi nel cassetto del materiale girato sull'alito insostituibile di una evidente intimità con una personalità come quella di uno dei grandi esponenti della pittura del dopoguerra, Jean-Michel Basquiat. Il ritorno a New York in tre tappe successive di FACE ADDICT presentava aspetti, e pericoli assai maggiori. Il giochetto, per dirla tutta, delle fotografie di allora, delle "cult figurines" come le definisce l'autore confrontate con l'aspetto, e magari anche la psicologia dei sopravvissuti aveva un tanto di prevedibile. Al contrario, e quasi sorprendentemente, da quell'intreccio di fili riannodato con il passato non ne esce una pittura di ambiente o una serie di profili più o meno interessanti; ma un ritratto di sé stesso.

Certo, la droga, l'Aids, tutto il corollario di disperazione che si accompagna a quegli anni solo in apparenza spensierati: ma soprattutto una ricerca delle motivazioni tutto rivolta all'interno dei personaggi. Primo fra tutti, con trasparenza toccante nella sua esigenza di sincerità, quello dell'autore.


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