Con un'altra liquidazione da fine stagione, due anni più tardi, il messicano Robert Rodriguez, svendeva un'idea piuttosto radicata a Hollywood: quella che per meno di trenta milioni a film non ci si prova nemmeno. Per settemila (!) dollari, e relativi incassi dai molti zeri in più, realizzava il western-tortillas EL MARIACHI. Ma non è proprio a colpi di saldi che si tira in avanti: e venne il tempo di DESPERADO. Genuina frittata, questa; oltretutto fallimentare.

Strana coppia, quella dei due divenuti nel frattempo amiconi. Uno, capace di rinchiudere la propria prodigiosa vitalità espressiva (visuale, e forse ancor più linguistica) in strutture perfette come quelle di RESERVOIR DOGS o di PULP FICTION. L'altro, confinato in un dinamismo provocatorio sempre più sgangherato. Comunque uniti da un'azzardata ammirazione reciproca: che li portava a collaborare dapprima nell'ambizioso quanto incerto FOUR ROOMS. Ed ora in quest'oggetto non meglio identificato.

Thriller-rapina, in un primo tempo. Con tanto di dialoghi tarantiniani strizzati all'osso di una regia costantemente alla ricerca dell'effetto bomba: e dallo svolgimento vieppiù prevedibile.

Film d'orrore di stampo "gore", poi. Ma condotto con tal disordine nell'abuso di vampiri e membra squartate, rock di quart'ordine e sesso con fumogeni come fanno gli americani quando vogliono apparire diabolici da sprofondarlo, più che nello schifo, nel torpore abissale.