Il condizionale è d'obbligo. Perché mi sa che se i fratelli Coen, produttori del film ed abituati a dissacrazioni di ogni genere, volevano dar prova di provocazione freak, trash o che dir si voglia, avrebbero dovuto evitare di farlo per interposta persona. Tutto, infatti, in BAD SANTA concorre per essere delegato al protagonista, Billy Bob Thornton, uno dei più prestigiosi della premiata ditta Coen. La quale ha assicurato, con una prepotenza che finisce per nuocere, il soggetto del film. E tolto al povero Zwigoff, autore di un paio di opere più che interessanti ( CRUB il documentario sul padre iconoclasta di FRITZ THE CAT; e un primo lungo di finzione, GHOSTWORLD, che attingeva egualmente alla grafia ed alla poesia dell'animazione), ogni velleità di imporre il proprio sguardo alla vicenda. Che è poi quella di un babbonatale petomane e alcolizzato, occupato ad alternare sulle proprie ginocchia i bambocci in pellegrinaggio consumistico al supermercato alle più disponibile fra le loro genitrici. Ma che finirà in una sorta di redenzione alla Frank Capra dopo aver incontrato il più tonto, ma pure il più bizzarro fra loro. L'obeso, quasi surreale Willie, che finirà per ricondurlo ( e con lui il film?) sulle traccia di un politically correct che forse non era stato troppo ottimisticamente previsto in cantiere.

Utile ma già meno dilettevole, BABBO BASTARDO aveva tutte la carte in mano per imporre un originale bilancio. Che da una parte mettesse in conto le sconcezze più ovvie e clamorose di una coppia composta da un nano di colore e da un Babbo bianco che tralascia renne e marmocchi per far sesso nei camerini di prova; ma, dall'altra, l' oscenità ammantata di buoni sentimenti di un uso sempre più mercificatorio della leggenda. Provarci è già qualcosa; ma le forzature di un film al quale manca il solco di una visione sconfinano nel mare delle buone (cattive?) intenzioni.