Fred Zinneman è un esempio perfetto di un certo tipo di cinema hollywoodiano: efficace nel creare spettacolo, nullo nel raggiungere la poesia. Ma c'è una prima parte del film nel quale sembra accada il miracolo.
Tratto da un romanzo autobiografico della scrittrice americana Lillian Hellman,Julia affronta l'epoca nella quale la Hellmann viveva con Dashiell Hammett, il grande della letteratura poliziesca. E' una descrizione quasi istintiva, comunque ispirata, del difficile momento che segna la creazione letteraria. E dell'altrettanto difficile coesistenza di due forti personalità artistiche. Qui il cinema dì Zinneman vien fuori sciolto, c'è persino una scena della brava Jane Fonda che gesticola solitaria sulla spiaggia che sembra un momento di cinema verità colto dì getto.
Poi, il mestiere. Scene anche impeccabili formalmente, ma di incredibile conformismo. E tutta una faccenda ai limiti dello spionaggio, con la Jane Fonda che deve contrabbandare dei soldi alla sua amica Vanessa Redgrave, partita in Germania a combattere il nazismo. Julia è ben fatto e ben recitato? Certo: è un cinema di buoni sentimenti, pronto per essere consumato dalle signore bene all'ora del tè.