IL SUO NOME E' TSOTSI (TSOTSI) |
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di Gavin Hood, con Presley Chweneyagae, Terry Pheto, Mothusi Magano
(Sudafrica, 2005)
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Premiato ai festival di Toronto, Salonico, Los Angeles, Edinburgo ed infine con l'Oscar per il Miglior film Straniero, ecco più di una ragione per sospettare della tradizionale condiscendenza nei confronti di un certo cinema africano, in particolare sudafricano, dettato dai rigurgiti di buona coscienza occidentale che sappiamo. Tratto dal solo romanzo scritto dal celebre drammaturgo Athol Fugard (nel 1980, quando l'apartheid non era soltanto una voce nei dizionari) non è inoltre che il soggetto di TSOTSI si presti ad una valutazione disincantata. Il piccolo delinquente del titolo, capobanda più che feroce della solita squadra di delinquenza giovanile, altrettanto sgangherata della periferia nella quale tira a campare, che si ritrova fra le mani un neonato: oggetto che sarà non di ricatto, ma di ripensamento sulle proprie origini, e relativa redenzione. Melodramma dunque, e pure telefonato. Ma che alterna momenti di autentica emozione oltre che di quasi ovviamente legittima rivendicazione ad altri di una meccanica stereotipata che non può non disturbare. A valorizzare i primi nei confronti dei secondi finisce per essere, quasi paradossalmente, lo stile. Pure leccato, di un mestiere quasi all'americana: ma decisamente controllato nella sua sovraesposizione. Teso ad un iperrealismo che finisce per essere relativamente di maniera: di un'enfasi che, sposandosi al melodramma, serve una dignitosa nonché legittima commozione.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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