In uno sperduto fondovalle di montagna, un pugno di montanari attende il ritorno del sole. Che il patriarca-stregone del villaggio (Charles Vanel, più vicino ai cento che ai novanta) si ostina a negare.Microcosmo, con tema apocalittico, condizione esistenziale e meteorologica eterna da capolavoro. Che, ahimè, tarda a venire. Il film di Goretta è nobilissimo, ci mancherebbe, ma non decolla mai: le sue storie frammentarie, la neve che cade filmata benissimo, il ritorno del sole atteso per tanti minuti non conducono mai all'apoteosi tanto sottolineata. Vanel é un ciuffo di sopracciglia candide portate a spasso, Leotard l'alcolizzato al bistrot dei quadri degli impressionisti, ma che dal quadro non pensa mai d'andarsene, Catherine Mouchet la mai desantificata anima candida di THERESE.
Il film fa pensare a DERBORANCE di Reusser. E a tutti quei film, girati in montagna come in pianura che, al contrario di HOHENFEUER, non riescono mai a travolgere quella frontiera sottile ma precisa che separa il paesaggio dal suo significato, la realtà dalla fantasia, le miserie terrene dalle glorie celesti...